La multiprogrammazione, svolta per l’industria del cinema in Italia?

Alle Giornate Estive di Cinema di Riccione, un convegno discute vantaggi e criticità della multiprogrammazione, metodo per sconfiggere la crisi delle sale.

Praticata in molti paesi d’Europa e non solo anche da prima della digitalizzazione delle sale, la multiprogrammazione è uno di quei campi del rapporto tra distribuzione ed esercizio che ancora ci vede indietro e che proprio l’avvento delle sale digitali (al netto dei problemi specifici) può lanciare. Questo tema è stato dibattuto all’interno di un convegno dal titolo Spinte e contrappesi della multiprogrammazione, organizzato da ANICA, ANEC e ANEM e tenuto a Riccione durante le Giornate Estive di Cinema: operatori della filiera e studiosi del settore, tra cui Bruno Zambardino ed Elisabetta Brunella, hanno analizzato i dati dei paesi europei come il Regno Unito e riflettuto sulle possibili applicazioni per l’Italia.

La creazione di palinsesti di film inediti e non, l’aumento di consumo culturale soprattutto nei piccoli centri e nei monosala, gli eventi alternativi e aggiuntivi, come teatri, concerti, mostre sono solo alcune delle possibilità della multiprogrammazione, oltre alla possibilità di approfondire il rapporto col pubblico e fidelizzarle attraverso rassegne, o anche semplicemente scegliendo i film in base a fasce orarie e giorni. Un modello industriale che, come dice l’esercente finlandese Elise Brandt, basato sulla fiducia e che permette di vendere più biglietti, al maggior pubblico possibile, per il maggior numero di film possibili. Un win win, un accordo vincente per entrambi, si direbbe in USA: e che in Italia invece tarda ad arrivare, tranne alcuni casi. Un altro dei fattori di questa crisi forse mai così nera per la settima arte in Italia.

EMANUELE RAUCO