Il critico e docente francese Jean Denizot – ispirato da un workshop con Jeanne Moreau e dalla vicenda scandalo nel suo paese di un padre che, dopo aver perso la causa d’affidamento, rapisce i suoi due figli – porta alle Giornate degli Autori La belle vie. Nell’opera intensa e per molti versi poetica, l’autore punta l’attenzione non tanto sulle difficoltà della fuga durata oltre dieci anni, ma soprattutto sulla voglia di indipendenza dei due ragazzi, ormai di diciannove e di sedici anni. La macchina da presa pedina Sylvain (un intenso Zacharie Chasseriaud), il ragazzo più giovane, nel suo percorso di emancipazione, nella sua voglia di crescere e di provare le pulsioni vitali di ogni adolescente nonostante la difficile situazione. Una narrazione lineare scava nell’interiorità dei personaggi messi in scena mentre la loro inquetudine e la loro voglia di cambiamento vengono messe in forte contrasto con l’armonia e la pacatezza del paesaggio che li circonda.