L’arte della felicità è a Venezia

Alessandro Rak apre la Settimana delle critica con un film d'animazione diretto con maturità e originalità. Spesso inutilmente problematici alcuni passaggi della sceneggiatura.
L'intervista al regista Alessandro Rak a cura di Giovanna Barreca

Commistioni di stili tra grafica analogica ed elaborazione di immagini digitali in una Napoli apocalittica con un Vesuvio in eruzione e visioni oniriche attraversate da profonde fascinazioni per l’Oriente sono al centro di L’arte della felicità riuscita opera prima di un giovane fumettista italiano Alessandro Rak e film d’apertura fuori concorso della sezione Settimana della Critica alla 70^ Mostra internazionale del cinema di Venezia.

I protagonisti della vicenda sono due fratelli musicisti. Quando il maggiore decide di partire per L’India, l’altro, Sergio, reagisce malissimo e non riuscendo ad affrontare la situazione lascia la musica e diventa tassista. Durante una delle sue corse, in una giornata particolarmente uggiosa, Sergio inizia – grazie ad una bellissima fanciulla/cliente/cantante – un viaggio nei ricordi alla ricerca di risposte.