Il “Sacro GRA” visto con gli occhi di Gianfranco Rosi

Intervista al regista in concorso a Venezia 70 col suo inusuale documentario sul grande raccordo anulare di Roma
Intervista a Gianfranco Rosi a cura di Marilena Vinci

Un viaggio ai margini di Roma che parte da un paesaggio per indagare i suoi abitanti: è Sacro GRA di Gianfranco Rosi, terzo ed ultimo film passato in concorso alla 70° Mostra del Cinema di Venezia. Frutto di quasi tre anni di peregrinazioni, incontri e riprese lungo i 68 chilometri del Grande Raccordo Anulare, Sacro GRA è un documentario inusuale ed inusualmente in concorso (assieme a The unknown known) per la categoria ad un festival internazionale.

Gianfranco Rosi racconta un angolo del suo Paese, girando e perdendosi per più di due anni con un mini-van sul Grande Raccordo Anulare di Roma per scoprire i mondi invisibili e i futuri possibili che questo luogo cela oltre il muro del suo frastuono continuo. Dallo sfondo emergono personaggi altrimenti invisibili e apparizioni fugaci: un nobile piemontese e sua figlia laureanda, assegnatari di un monolocale in un moderno condominio ai bordi del Raccordo; un botanico armato di sonde sonore e pozioni chimiche cerca il rimedio per liberare le palme della sua oasi dalle larve divoratrici; un principe dei nostri giorni con un sigaro in bocca fa ginnastica sul tetto del suo castello assediato dalle palazzine della periferia informe a un’uscita del Raccordo; un barelliere in servizio sull’autoambulanza del 118 dà soccorso e conforto girando notte e giorno sull’anello autostradale; un pescatore di anguille vive su di una zattera all’ombra di un cavalcavia sul fiume Tevere.

Al cinema dal 26 settembre distribuito da Officine Ubu.