Un mondo in pericolo

L'intento del documentario di Markus Imhoof non è accusatorio. Dopo aver identificato l'origine della misteriosa moria di api, il regista non punta il dito su una causa o sull'altra, ma cerca di contrapporvi modelli positivi che forniscano una risoluzione al dramma.

Albert Einstein: “Senza api, il genere umano si estinguerà entro quattro anni.”

Il meraviglioso universo delle api è oggetto di uno dei documentari più premiati degli ultimi anni, Un mondo in pericolo del regista svizzero Markus Imhoof. Per realizzare il suo film di denuncia, Imhoof intraprende un lungo viaggio intorno al mondo analizzando le tecniche di apicoltura della ridente svizzera, quelle intensive degli Stati Uniti, le steppe cinesi bruciate dai pesticidi e il deserto messicano. Il risultato è un viaggio entomologico in un universo tanto affascinante quanto devastato dall’incuria umana. Le api sono un tassello fondamentale dell’ecosistema in quanto l’impollinazione delle piante dà origine a un terzo della quantità di cibo disponibile sul nostro pianeta. Non solo frutta e verdura, anche gli allevamenti animali sono strettamente dipendenti dalla loro attività governata da misteriose leggi istintive. Markus Imhoof, il cui nonno possedeva un allevamento di api che utilizzava per impollinare le piante da cui trarre materia prima per la sua fabbrica di conserve, si sofferma con sguardo estatico sul complesso funzionamento delle comunità di api, sulla distinzione di ruoli tra maschi e femmine, sulla genesi delle api regine. Lo scopo ultimo del suo Un mondo in pericolo è, però, un altro: il regista indaga sul fenomeno mondiale della moria delle api. Imhoof si mette, così, in viaggio per raccogliere documentazione video, interviste e informazioni scientifiche in modo da trovare una risposta al fenomeno dello spopolamento degli alveari.

Un mondo in pericolo analizza alcuni dei modelli che si contrappongono alle coltivazioni prive di pesticidi e alla natura ridente in cui si cibano le api allevate dalla famiglia del regista. In California gli insetti vengono impiegati in grande quantità per impollinare ettari di frutteti dove crescono le mandorle che finiscono sulle tavole di mezzo mondo. Qui i pesticidi usati stordiscono le api senza ucciderle, ma le stesse, una volta tornate nell’alveare, trasmettono alle compagne la sostanza tossica. Una volta conclusa la fioritura, le api vengono caricate su tir e trasportate su e giù per gli Stati Uniti subendo un forte stress che si accumula ai veleni ingeriti. Ancora più agghiacciante la situazione cinese dove l’uso massiccio di pesticidi, imposto durante la Rivoluzione di Mao per aumentare la produzione alimentare, ha sterminato le api costringendo gli uomini a sostituirsi agli insetti nella fase di impollinazione. Il quadro che si va delineando nel documentario è particolarmente negativo. Inquinamento, veleni chimici, batteri, manipolazione e sfruttamento, mutamento delle condizioni climatiche: tutti questi elementi contribuiscono alla scomparsa di interi alveari. Si profila lo spettro del rischio di estinzione.

L’intento del documentario di Markus Imhoof non è, però, accusatorio. Dopo aver identificato l’origine della misteriosa moria, il regista non punta il dito su una causa o sull’altra, ma cerca di contrapporvi modelli positivi soffermandosi sugli studi di alcuni scienziati che si stanno adoperando per risolvere il problema del collasso degli alveari isolando gli insetti o trasportandoli in luoghi sicuri, lontano da inquinamento o altre fonti di contagio. Un mondo in pericolo, realizzato in cinque anni di lavoro e impreziosito dal contributo del direttore della fotografia Jörg Jeshel, si conclude su una nota positiva ipotizzando la possibilità di una risoluzione positiva allo spopolamento, ma solo se il comportamento umano muterà dopo la presa di coscienza dei danni causati all’ecosistema. D’altronde la fascinazione nei confronti dell’universo delle api è uno degli ingredienti sostanziali del film, realizzato con tecniche di ripresa innovative, palloni sonda e piccoli elicotteri telecomandati, proprio per rendere lo sguardo dello spettatore coerente col mondo delle api spronandolo così, attraverso un percorso conoscitivo di questo microcosmo perfetto e delicatissimo, a mutare quei comportamenti che rischiano di sancire la scomparsa di questi esseri fondamentali.

Valentina D’Amico per Movieplayer.it Leggi