La stella nera dell’immigrazione nel film di Castellani

Francesco Castellani presenta Black Star, il film su calcio e immigrazione che l'anno scorso passò fuori concorso al Festival di Roma.
Intervista a Francesco Castellani a cura di Emanuele Rauco

Dopo il passaggio fuori concorso allo scorso festival del film di Roma, Black Star di Francesco Castellani arriva nelle sale italiane il 10 ottobre ed è stato presentato proprio nel giorno della nuova tragedia dell’immigrazione a Lampedusa, una drammatica coincidenza che rende il film di Castellani ancora più attuale, come il monumento al migrante ignoto presentato nel corso della mattinata, al cinema Adriano di Roma: narra infatti di una squadra di calcio realmente esistente, la Liberi Nantes Football, composta esclusivamente di rifugiati e immigrati che deve lottare contro palazzinari e comitati di quartiere filo-razzisti per mantenere il proprio campo di calcio.

Un film simpatico e ingenuo, che più che un dramma sociale, vuole essere una sorta di favola, una fantasia sull’integrazione tra immigrati e strati popolari della comunità sotto forma di commedia, che però punta il dito su eventi concreti, come le tensioni, le storie drammatiche delle vite quotidiane dei protagonisti, gli interessi affaristici ed economici che premono contro la città, in questo caso contro Pietralata, quartiere alla periferia nord-est della capitale. Raccontato fuori campo da Marco Marzocca, voce narrante nei panni di un campo da calcio, e interpretato quasi esclusivamente da attori emergenti come Pierpaolo De Mejo o non professionisti (fa eccezione il costruttore spietato di Emanuele Salce) e musicato dal gruppo blues dei Bufalo Kill, Black Star è l’esordio alla finzione per Castellani, legato a doppio filo con il suo lavoro di documentarista (Liberi Nantes Football Club), oggi come non mai la vera nuova frontiera del cinema italiano.

EMANUELE RAUCO