Abitare l’arte

A CinemaXXi Hometown/Mutonia del collettivo ZimmerFrei che porta avanti il progetto di esplorazione dell'utilizzo dello spazio pubblico. Dopo Bruxelles, Copenhager, Budapest e Marsiglia i videomeker entrano nel villaggio di Mutonia a Santarcangelo di Romagna.
Intervista al collettivo ZimmerFrei a cura di Giovanna Barreca

ZimmerFrei è un collettivo formato da diversi artisti e videomaker che opera tra Bruxelles e Bologna. La loro ricerca, la loro voglia di sperimentare linguaggi diversi tra documentario, installazioni, performance, fotografia all’interno di contesti urbani, li ha portati alla creazione del progetto Temporary Cities con l’esplorazione di 5 città: Bruxelles, Budapest, Copenhagen, Marsiglia e Mutonia.

Al Festival Internazinale del film di Roma, in CinemaXXi hanno presentato l’ultimo: Hometown, Mutonia, girato all’interno del villaggio degli scarti, a Santarcangelo di Romagna dove un gruppo di artisti, scultori, costruttori e travellers inglesi, francesi, tedeschi e italiani della scena punk, cyber e post-industrial si trasferì all’inizio degli anni ’90. I videomaker, non si limitano a fotografare le loro opere d’arte a cielo aperto, realizzate con ferro riciclato e saldato, i veicoli trasformati in case ma ne ascoltano le voci, sia degli adulti che ancora operano in una logica di salvaguardia dell’habitat e di un rapporto puro con la natura, sia dei più giovani che, anche in costruzioni non in muratura, hanno ormai creato le loro case permanenti. E la macchina da presa indaga, scruta il quadro complessivo di questa realtà, la capacità di queste persone così diverse per provenienza etnica e sociale di organizzarsi in collettivo, per un nuovo modello di occupazione degli spazi, anche perché, come precisano gli autori: “Nata con lo spirito anarchico, dissacrante e sperimentatore dei traveller e cyber punk che l’hanno fondata, la cittadella ha ospitato due generazioni di traveller e ne è diventata un luogo di origine, una “madrepatria” in cui tornare periodicamente o fermarsi per crescere i figli”.
La precarietà come scelta di vita, in un paese come l’Italia dove non esiste una legislazione che contempli questo genere di spazi abitativi, tanto che l’amministrazione vuole oggi ridefinire il loro status di abitanti e i loro doveri nell’usufrutto dei terreni sui quali sorge, quello che ad oggi viene definito alla legge: ‘accampamento temporaneo’.

GIOVANNA BARRECA