In grazia di Dio

Winspeare prende spunto dalla crisi per riflettere sul modo in cui conduciamo le nostre vite, sugli eccessi, gli sprechi e la deriva di un mondo che ha perso il controllo di sé.

La crisi mondiale è una realtà talmente permeata ormai nelle nostre vite e nei nostri pensieri da scivolare in molti prodotti artistici, in molte applicazioni pratiche della creatività umana.
Interessante quando l’inclusione di questo elemento esterno non resta fine a sé stesso, ma arriva a fungere da spunto per fornire intuizioni e chiavi di lettura più variegate e profonde.
Come succede a Edoardo Winspeare nel suo In grazia di Dio, presentato nella sezione Panorama Special alla 64ma edizione del Festival di Berlino.

Ritorno al passato
Siamo nel Salento. Una piccola fabbrica tessile non riesce a superare le difficoltà finanziarie legate alla crisi economica ed è costretta a chiudere, lasciando le donne che ne traevano sostentamento con il problema di reinventarsi una vita. Sono Adele, la madre anziana, la sorella che sogna di fare l’attrice ed una figlia che non pensa ad altro che ciondolare in giro con il ragazzo e gli amici. Non c’è altra scelta che cambiare stile di vita: (s)venduto l’appartamento in cui vivevano, si trasferiscono in una baracca in campagna, diroccata e senza elettricità. Poco per volta, la rendono vivibile, si dedicano a coltivate l’orto e venderne i frutti, e si adattano ad un nuovo modo di vivere che mai avrebbero pensato di dover sostenere.

Storia di donne
In grazia di Dio è un film tutto al femminile, che segue tre generazioni di donne e le loro storie, i loro inevitabili contrasti e la naturale tenerezza che resiste tra loro nonostante le difficoltà, i problemi ed i continuo scontri.
Punto focale è il personaggio interpretato da Celeste Casciaro, moglie di Winspeare, che sa tratteggiare con equilibrio le sfumature di una figura forte, dura ed autoritaria: tutto ruota intorno a lei, che si carica sulle spalle le sorti della famiglia così come si era caricata quelle della fabbrica, esponendosi all’ovvio fallimento di chi cerca di compiere l’impossibile missione di fare tutto con le proprie forze.
Attorno a lei ruota un cast di non professionisti che riesce a rendere credibile la vicenda e l’ambientazione salentina.

Dall’economia all’ecologia
Facendo di necessità virtù, Winspeare usa una messa in scena misurata ed attenta, immergendo le scene in una atmosfera rurale fatta dei suoni della natura. Non c’è musica ne In grazia di Dio, né luce artificiale, così come i luoghi sono reali, ma non è bucolica l’atmosfera che ne viene fuori: non c’è esaltazione della vita di campagna che viene sempre presentata in tutta la sua durezza. C’è però una intelligente riflessione sugli eccessi della nostra vita, sulle tante cose inutili che la riempiono senza soddisfarla.
Dalla crisi, quindi, Winspeare prende spunto per riflettere sul modo in cui conduciamo le nostre vite, sugli eccessi, gli sprechi e la deriva di un mondo che ha perso il controllo di sé.

Antonio Cuomo per Movieplayer.it Leggi