Karamazov in fabbrica nel film di Zelenka

Petr Zelenka porta sullo schermo il classico di Dostoevskij in versione contemporanea: dal palcoscenico alla fabbrica
Intervista a Petr Zelenka a cura di Emanuele Rauco

Non è solo un lavoro di ambienti, quello che Petr Zelenka – regista ceco tra i più apprezzati in patria e non solo – fa nei Fratelli Karamazov, è soprattutto una riflessione sull’opera di Dostoevskij. Presentato a Roma da Distribuzione Indipendente, che ne curerà l’uscita in sala, attesa quasi 6 anni, il film di Zelenka racconta la classica storia della famiglia Karamazov (tre fratelli più uno illegittimo, e un padre meschino, tra donne e interessi economici, finché uno di loro uccide il capofamiglia) portandone l’azione in una fabbrica e mettendo in scena la compagnia teatrale di Praga, che lo spettacolo lo porta in giro tuttora in una versione simile a quella di Zelenka, alle prese con il luogo, l pièce, la vita che scorre intorno a loro, a prescindere da loro.
I fratelli Karamazov (vincitore di miglior film e regia agli Oscar cechi) è così non solo una reinterpretazione moderna di una tragedia che sembra ancora attuale come metafora del dominio sovietico e post-sovietico, ma soprattutto un racconto sull’arte e sul teatro, sulle responsabilità di attori e autori rispetto alla realtà e alla vita vera, su come le due cose non siano inscindibili e non possano fare a meno di cibarsi l’una dell’altra. Un atto d’amore e di umiltà, che la società di Giovanni Costantino ha il coraggio di fare uscire esclusivamente in versione originale, per non vanificare il sudore e la responsabilità dietro ogni parola detta da ogni attore.

EMANUELE RAUCO