Il 3 D delle origini al Ca’ Foscari Short

Il professor Montanaro presenta i primi film che già dai primi del '900 cercarono di regalare agli spettatori l'idea della tridimensionalità propria del senso della vista. Tra Ducharmp, Lumières, Meliès.
Intervista al professor Carlo Montanaro a cura di Giovanna Barreca

Per studiare, per affascinarsi, per scoprire la tecnica in un’arte in continua evoluzione dalla sua nascita. Al Ca’ Foscari Short Film Festival, grazie al professor Carlo Montanaro, è stato offerto al pubblico un viaggio nel passato, nei film di Marcel Duchamp, Auguste e Louis Lumières, Peter Bradford, Hy Hirsh che per tutti i primi anni del ‘900 hanno lavorato con la stereoscopia per tentare di rendere le immmagini cinematografiche sempre più verosimili, per regalare agli spazi la profondità che li può far percepire come autentici. In collaborazione con Antonello Satta, fondatore dell’Archivio Stereoscopico Italiano, Montanaro ha selezionato e presentato il programma Oltre lo schermo: 3D. Nell’interessante intervista il professore spiega come già nel 1700 con la nascita della Lanterna Magica, iniziarono i primi esperimenti e come poi il pioniere milanese Italo Pacchioni nel 1800 concepì la prima macchina da presa già con l’idea del 3D. Duchamp in Anémic Cinéma creò la simulazione stereoscopica con i rotorelief e nel 1935 Jacob Leventhal e John Norling stamparono due corti in Technicolor in anaglifo rosso-verde e per la prima volta gli spettatori furono invitati a mettere gli occhialini rossi e verdi per la proiezione.

Ma di grande fascino durante l’evento speciale è stato scoprire che i fratelli Lumiéres, i primi a depositare il brevetto del cinematografo e a dare, di fatto, inizio alle proiezioni cinematografiche e poi George Meliès, il primo regista della Settima Arte, crearono l’effetto stereoscopico. I fratelli Lumières negli anni ’30 tornando sui loro lavori più celebri, soprattutto a Arrivo del treno alla stazione di La Ciotat (alla prima proiezione è legata la leggenda della fuga degli spettatori dalla sala), modificando il filmato originale e aggiungendo l’anaglifo. Attraverso gli occhialini, la percezione del video diventa effettivamente tridimensionale. Invece la possibilità di vedere le opere di George Meliès in 3D non è merito dello stesso regista, o meglio è grazie alla sua maniacalità e desierio di preservare il lavoro realizzato, non a sue sperimentazioni. Infatti l’autore francese era solito filmare ogni scena con due macchine da presa appaiate, realizzando così un negativo per il cinema europeo e uno per il cinema americano. Fruttando queste due copie, la Lobster, quando è riuscita a recuperarle entrambe, ha prima restaurato il materiale e poi ha ricreato l’effetto tridimensionale proprio grazie alle copie di entrambi i negativi.L’oracle di Delphie realizzato nel 1903 ci porta nella ricreazione dell’Antico Egitto di Meliès con il tempio dove un impavido ladro tenterà un furto; l’opera regala una profondità di campo evidente tra la costruzione e gli uomini che si muovono davanti ad essa.

GIOVANNA BARRECA