Ti sposo ma non troppo

Per non brillando per originalità, "Ti sposo ma non troppo" è frutto di un piacevole mix di ingredienti in cui la classica struttura da romcom si fonde con la commedia degli equivoci di derivazione teatrale e con la capacità di fotografare la realtà contemporanea.

Il matrimonio non è una cosa seria. O almeno non lo è più da quando le incertezze dell’esistenza moderna hanno messo in discussione l’indissolubilità del sacro vincolo. Con divorzi e separazioni che fioccano – nuovo business legale che si contrappone a quello delle fastose cerimonie nuziali – anche le coppie più insospettabili scoppiano. Di fronte a questa morìa ci si sposa per reazione, per dimostrare che non siamo come gli altri, per sconfiggere l’abitudine… oppure non ci si sposa affatto. La fuga sull’altare è pratica comune in Ti sposo ma non troppo, garbata commedia sentimentale scritta, diretta e interpretata da Gabriele Pignotta. Nell’ambiente teatrale quello di Pignotta è un nome affermato. L’attore di Ostia, con la sua compagnia, ha realizzato tante commedie di successo e proprio con uno dei suoi testi, ispirato a una storia vera nata su Facebook e adattato per l’occasione, si affaccia al mondo del cinema.

Uno sguardo sulla realtà
Per non brillando per originalità, Ti sposo ma non troppo è frutto di un piacevole mix di ingredienti in cui la classica struttura da romcom si fonde con la commedia degli equivoci di derivazione teatrale e con una spiccata capacità di fotografare la realtà contemporanea. Pignotta riesce a mettere in scena con efficacia inquietudini e incertezze che precedono la scelta del grande passo, la stanchezza della routine, la voglia di evasione delle coppie in cui la scintilla della passione è stata sopita dall’abitudinarietà e la pericolosa tentazione degli incontri sul web. Internet è la variante che arricchisce e attualizza il plot, visto che le chat di incontri favoriscono la voglia di evasione anche per chi single non è, stimolando la tentazione di crearsi un’identità fittizia con cui sfogare istinti repressi. Quando, però, le relazioni virtuali superano in appagamento quelle reali la situazione non può che precipitare.

Coppie ben assortite… o no?
Per raccontare la storia del fisioterapista Luca, che si finge psicanalista per conquistare una donna, della sfortunata Andrea, abbandonata sull’altare, là dove il suo sogno di amore perfetto si è infranto, e di Andrea e Lotti, conviventi in cui la passione si è spenta da tempo, Gabriele Pignotta va sul sicuro assicurandosi la presenza di due interpreti come Vanessa Incontrada, la bella e sfortunata Andrea, e Chiara Francini, mentre la sua controparte maschile è l’amico Fabio Avaro, cofondatore della compagnia teatrale di Pignotta. A completare il cast Paola Tiziana Cruciani, Francesco Foti e Catherine Spaak, che interpreta la madre della Incontrada. Nonostante qualche semplificazione di troppo e la tendenza ad abusare di stereotipi per strappare la risata facile, l’alchimia tra i personaggi funziona, soprattutto tra Pignotta e la Incontrada, ma anche Fabio Avaro e Chiara Francini risultato convincenti nel tentativo di rendere palpabili la stanchezza e il fastidio che attanagliano il loro menage.

Il romanticismo non passa mai di moda
Dopo anni di vacanze al mare, in montagna, a Cortina, a Beverly Hills e in tutti i luoghi più in dove i supercafonal donnaioli, fedifraghi, truffatori, accompagnati dalle soubrette di turno, imperversavano facendo a brandelli la tradizione della commedia all’italiana, c’è voglia di normalità. Ed è da qui che Gabriele Pignotta riparte, da un quotidiano che, seppur con qualche forzatura (tutti sognamo che il nostro psicanalista ci presti gratuitamente e a tempo indeterminato la sua lussuosa villa con piscina, ma ancora non ci è capitato), ci rispecchia con naturalezza. Ti sposo ma non troppo unisce calembour tipicamente italiani, non risparmiando qualche battuta un po’ troppo scontata, messa in bocca soprattutto al sempliciotto digiuno di internet interpretato da Fabio Avaro, a una propensione a fotografare i personaggi nel loro quotidiano che ricorda certe commedie americane. In quest’ottica a dare respiro al film ci pensa il sapiente uso degli esterni, le numerose sequenze di canottaggio sul fiume, quelle sulla panchina o a bordo piscina, accompagnate da musiche ad hoc. Una hit come Whatever You Want diventa leit motiv del film imperversando nei travolgenti titoli di coda e anche se non si raggiungono i picchi di John Cusack, stereo in mano e Peter Gabriel nell’aria per riconquistare la propria bella, Pignotta è protagonista di una struggente dichiarazione sotto la pioggia battente che non lascerà indifferenti i più romantici.

Valentina D’Amico per Movieplayer.it Leggi