Bellaria in arte indaga D’Emilio

In prima visione Germano Scurti presenta Elegia per la vita con un viaggio che, partendo dalla figura di Peppino D'Emilio, esplora la contemporaneità e lo stato dell'arte oggi.
Intervista a Germano Scurti a cura di Giovanna Barreca

Gli sguardi e le visioni diverse che il Bellaria Film festival (1-4 maggio 2014) vuole indagare puntando l’attenzione al cinema del reale si sono, da quest’anno – sotto la direzione di Simone Bruscia e Roberto Naccari – rivolte anche alle contaminazioni con l’arte di autori multimediali che giocano con il mezzo, indagano luoghi geografici e con essi la nostra contemporaneità, tra uno sguardo al passato e uno rivolto al futuro.

Trasformare una città come Pescara in una fucina creativa e in un luogo di riflessione sull’aspetto culturale dell’arte in Italia era il progetto di Peppino D’Emilio negli anni Settanta. Il sociologo e musicista Germano Scurti, presentando a Bellaria il suo primo documentario Elegia per la vita, ritorna sulla figura dell’intellettuale e – attraverso un film di montaggio – affronta una ricostruzione storica di una sorta di “Don Chisciotte” che voleva trasformare il suo spazio urbano investendo in cultura. Convergenze fu più di un laboratorio d’arte, un community art centre in cui formò, tra gli altri, Andrea Pazienza, icona di un’intera generazione. Il lavoro di Scurti non solo restituisce la verità di un periodo storico conflittuale (il doc inizia con le immagini della strage di Piazza Fontana), ma ci invita al viaggio nel pensiero e nell’opera di un uomo con un sogno; un intellettuale abbandonato dalle istituzioni, un innovatore alla continua ricerca di una nuova forma urbana, del modo di raccontarla attraverso la ricerca. Con generosità.

GIOVANNA BARRECA