Wenders ipnotizza Cannes 2014 con un documentario su Salgado

In Un certain regard Il sale della terra, film documentario dove Wim Wender e Juliano Ribeiro Salgado raccontano il grande scrittore con la luce Sebastião Salgado.

A Cannes Wim Wenders entra in sala Debussy e l’applauso di benvenuto è subito caldo e avvolgente. Poi, schernendosi, parla de Il sale della terra come di un film “modesto” mentre gli spettatori avranno la possibilità di vedere una delle sue migliori opere (co-regia con Juliano Ribeiro Salgado che aveva già realizzato diverse riprese del padre durante i suoi viaggi). Wenders al Festival anche per festeggiare i trent’anni di Paris, Texas (Palma d’oro 1984) ha lavorato a stretto contatto con Sebastião Salgado per raccontare il suo sguardo sul mondo attraverso un viaggio cronologico tra le sue esplorazioni, i suoi scatti, il flusso dei suoi pensieri, le esperienze vissute. Foto che ipnotizzano lo spettatore, che lo feriscono, così come – in altri casi – gli ricordano la straordinaria forza dell’opera del Creato. (“Ripercorro il mondo sulle tracce di un’umanità in continua mutazione” afferma Salgado parlando della sua esperienza).
Il film documentario, presentato in Un certain regard ha una potenza visiva e la forza narrativa che catturano lo spettatore dal primo fotogramma, senza bisogno dell’aiuto di una colonna sonora dominante. “Salgado voleva un altro punto di vista sul suo lavoro” dice Wenders che poi confessa come la prima difficoltà ad approcciare il lavoro sia stata quella di doversi rapportare con un’abbondanza di materiali realizzati nel mondo: tra i cercatori d’oro in Brasile, la carestia in Sahel, il genocidio in Rwanda… Quindi, dopo la selezione, il regista ha immaginato un secondo dispositivo dove Salgado da solo si potesse raccontare ma non con la classica intervista frontale. Il confronto doveva nascere con la sua arte e quindi, grazie all’aiuto di un mezzo trasparente come uno specchio, viene creata un’interzione tra foto e volto del fotografo. Un dialogo che poi riesce a diventare intenso anche per lo spettatore che sta dall’altra parte della realtà diegetica.
Il sale della terra poi, nella parte finale, riesce a raccontare anche la terza avventura dello “scrittore con luce” Sebastião Salgado. Infatti, dopo aver deciso in gioventù di abbandonare la carriera sicura da economista per la fotografia, oggi ha sposato la causa ecologista e creato l’Istituto Terra per la riforestazione della valle del Rio Doce, nel Minas Gerais, in Brasile dove l’uomo è nato l’8 febbraio 1944. “Si può dire che l’opera di rimboschimento che ha messo in atto con la moglie Leila e i risultati quasi miracolosi che hanno ottenuto – racconta Wenders – siano una specie di ‘happy end’ per Sebastião, dopo tutta la disperazione di cui è stato testimone e la depressione in cui è precipitato al ritorno dall’ultimo viaggio in Rwanda. Salgado non ha soltanto consacrato Genesis, la sua ultima monumentale opera, alla natura, ma è proprio la natura ad avergli permesso di non perdere la sua fede nell’uomo”. Uomo, sale della terra.

Il sale della terra sarà nelle sae francesi dal 15 ottobre; in quelle italiane dal 28 agosto, distribuito da Officine Ubu.

GIOVANNA BARRECA