27°Torino Film Festival

Al via la 27ª edizione del Torino Film Festival, che si terrà dal 13 al 21 del corrente mese. Il neo-direttore Gianni Amelio, affiancato dal suo vice Emanuela Martini, da Massimo Causo (curatore della sezione Onde), da Davide Oberto (curatore delle sezioni Italiana.doc, Italiana.corti e di Spazio Torino, oltreché selezionatore dei documentari internazionali) e da Stefano Francia di Celle (responsabile della retrospettiva dedicata a Nagisa Oshima), ha illustrato alla stampa le novità e le linee guida del festival che verrà.

tff 27Intanto saranno assegnati due nuovi premi: Gran Premio Torino e Premio CULT – Il cinema della realtà. Il primo è una sorta di premio alla carriera che intende riconoscere, nel panorama cinematografico, quei registi e quegli autori che hanno contribuito al rinnovamento linguistico del mezzo. Durante le giornate del festival riceveranno questo riconoscimento Emir Kusturica (che per l’occasione presenterà anche la versione integrale di “Underground”) e la American Zoetrope di Francis Ford Coppola, casa di produzione che negli ultimi vent’anni ha contribuito più di altre a sperimentare nuove modalità di espressione cinematografica. Con l’occasione potremo anche vedere “Tetro”, il nuovo film di Coppola, che sarà senz’altro uno dei momenti clou della kermesse torinese. Il Premio CULT invece è stato istituito su iniziativa dell’omonimo canale satellitare ed è rivolto al cinema documentario internazionale. Inoltre, un po’ sulla scia degli incontri con registi italiani presenziati da Nanni Moretti nelle due precedenti edizioni, ci sarà la sezione Figli e amanti in cui sei cineasti italiani saranno chiamati a presentare ciascuno il film che più li ha formati. Tra gli altri, attendiamo con curiosità Paolo Sorrentino che ci parlerà di “Roma” di Federico Fellini, così come Davide Ferrario che presenzierà alla proiezione de “Il processo” di Orson Welles. Ma, come accade per ogni festival internazionale, l’autentica vetrina del TFF sarà il Concorso, in cui come al solito saranno ospitati film di registi esordienti o alla seconda/terza prova dietro la macchina da presa. In realtà, in una selezione ufficiale che comprende 16 titoli e che è abbastanza variegata dal punto di vista geografico, va notato come ben otto film siano girati in digitale (HD, Digibeta, Betacam, ecc.) a conferma del sempre maggior peso che sta acquisendo internazionalmente il cinema “numerico” (sia per le minori spese che richiede, che anche per un sentore di maggior “leggerezza” e forse persino “realtà”; si veda in tal senso il sorprendente “Nemico pubblico” di Michael Mann, in questi giorni nelle sale, sorta di documentario sugli anni ’30).

A lato del Concorso ci sarà un ricco Fuori Concorso che, con spirito un po’ fantasioso, è stato ri-denominato Festa mobile, in onore a Hemingway e con il significato del girovagare autunnale tra uno schermo e l’altro. Festa mobile è a sua volta suddiviso in due sotto-sezioni Figure nel paesaggio, in cui sono compresi i film con maggior gradiente di fitcion, e Paesaggio con figure, che al contrario privilegia il mood documentaristico. Tra l’una e l’altra vedremo ad esempio film di Wes Anderson (“Fantastic Mr. Fox”, un cartone animato!), di Brillante Mendoza, di Christophe Honoré, di Corneliu Porumboiu (l’ironico e anti-retorico regista di “A est di Bucarest”), di François Ozon, di Stefano Mordini, di Jonathan Demme (un nuovo progetto dedicato a Neil Young), di Michael Winterbottom (“The Shock Doctrine”, ispirato dall’omonimo libro di Naomi Klein, un percorso nel tempo e nelle terre del capitalismo-imperialismo) e di tanti altri ancora.

Tutti aspettano o aspetteranno al varco Gianni Amelio, chiamato a sostituire il dimissionario Nanni Moretti. E il regista de “Lamerica” ha precisato più volte negli scorsi mesi e anche durante la conferenza stampa che nelle intenzioni il festival seguirà la linea inaugurata due anni orsono, quella di un connubio tra ricerca/sperimentazione e visibilità mediatica legata ad alcuni grandi nomi (quest’anno Coppola su tutti), non per fare passerelle ma per parlare e ragionare di cinema. In tal senso Torino mantiene le caratteristiche che lo identificano ormai da anni e che sono il frutto anche e innegabilmente delle gestioni che hanno preceduto la direzione targata Moretti; stiamo parlando delle retrospettive che come al solito saranno minuziose e imperdibili (quest’anno Nicholas Ray e Nagisa Oshima), dello sguardo privilegiato sul cinema documentario italiano (con la confermata sezione Italiana.doc, sempre alla ricerca di nuovi osservatori del reale), degli omaggi collaterali (quest’anno avremo un approfondimento dedicato al regista danese Nicolas Winding Refn che a Venezia 66 ha presentato “Valhalla Rising”) e dell’occhio rivolto al cinema più eccentrico (la sezione Onde, fino allo scorso anno chiamata La zona). E in un festival che si preannuncia davvero ricco di visioni, incontri e riflessioni sul cinema, viene confermato, dopo l’esordio dello scorso anno, il Torino Film Lab, laboratorio teso a scovare e sostenere i talenti emergenti a livello mondiale. Un’iniziativa che conta di lanciare Torino come festival-produttore, cosa che già accade a Cannes e Berlino, ma che ancora deve prendere davvero piede in Italia.

(ALESSANDRO ANIBALLI)