Matt Dillon torna alla regia per un doc. sulla musica cubana

Dopo una miniserie tv, Dillon a Taormina dichiara di volersi occupare della regia di un film sulla musica jazz cubana
L’attore e regista Matt Dillon ha incontrato oggi pubblico e stampa nella quinta TaoClass del TaorminaFilmFest, festival a cui era già stato e dove stasera riceverà il premio Mr. Clifton al teatro Antico.
Recentemente l’attore ha finito di girare la serie tv Wayward Pines di cui ha raccontato: “è una miniserie diretta e prodotta da M. Night Shyamalan. È un dramma psicologico che poi diventa qualcosa di più con elementi di fantascienza. Oggi il pubblico è più interessato a ciò che passa in tv”. Qualcuno lo ha paragonato a Twin Peaks, aggiunge il direttore artistico Mario Sesti,  “ottimo che lo abbiano detto”, risponde Dillon.
L’attore ha poi parlato del suo mestiere di attore e di come scelga i personaggi da interpretare: “Si tratta sempre di trovare un personaggio non necessariamente un buono o un simpatico che piaccia a tutti, ma che sia interessante. Io credo di aver fatto cose diverse nelle mia carriera. Ho scelto di fare l’attore non solo per stare sotto i riflettori ma per essere come uno specchio che riflette la verità sulla vita e sulla gente. Anche quando ho lavorato come regista, scrittore, produttore, ho sempre voluto portare la verità o una parte di essa. La cosa più importante per me è se le persone riescono a ritrovarsi anche solo in parte in ciò che racconto”.
Per Dillon il cinema di oggi è per “la maggior parte d’intrattenimento ma  sembra che la tv oggi sia più interessante. Personalmente sono più attratto dal cinema che mi coinvolge con una nuova esperienza e racconti una verità”. Prossimamente potremmo rivedere Dillon dietro la macchina da presa: “Vorrei fare un documentario sulla musica afro americana su un cantante cubano che ha cominciato a cantare negli anni ’40 è stato uno dei fondatori della musica cubana influenzata dal jazz. – ha raccontato – El gran Fellove è il soprannome che gli è stato dato. Dieci anni fa ho realizzato delle immagini a Cuba ma poi non ne ho fatto nulla. Il bello del documentario è che puoi iniziarlo, lasciarlo e poi riprenderlo. Adoro il jazz ma non sono un esperto”.
Da regista cosa crede potrebbe essere interessante raccontare dell’Italia? “Ci sono così tante storie che possono essere interessanti qui. Tutti i miei amici italiani però vogliono venire o restare negli Usa. Mi piace l’ironia degli italiani, quella che che ha raccontato anche Fellini“.
Cosa pensa de La Grande Bellezza? “È un film potente, molto ben realizzato e profondo che parla di Roma ma in modo più universale della nostra vita”.
E dell’Italia? “Credo che la cosa più bella dell’Italia sia la gente, la sua generosità e il modo di far sentire a casa la gente. La cosa piu importante nei film sono le persone ancor prima delle storie. È anche per questo che l’Italia è un posto bellissimo per il cinema”.
MARILENA VINCI