Sam Claflin, Max Irons e Douglas Booth bad boys ma “Posh”

Arrivano al cinema i cattivi ragazzi inglesi ricchi e viziati che studiano ad Oxford, nel film tratto dall'omonima pièce teatrale di Laura Wade e diretto dalla danese Lone Scherfig
Intervista a Sam Claflin, Max Irons e Douglas Booth a cura di Marilena Vinci

Ricchi, arroganti, cinici e viziati: sono i protagonisti di Posh, arrivati a Roma, a gran richiesta dei fan dopo che l’hashtag #PoshCastInItaly è diventato trend topic in mezza giornata su Twitter. I loro volti corrispondono ai nomi di Sam Claflin (Hunger Games; La Ragazza di Fuoco; Biancaneve e il Cacciatore), Max Irons (The host) e Douglas Booth (Romeo & Juliet, Noahche del film sono tre dei protagonisti del Riot Club, storica ed esclusiva congregazione dell’università di Oxford.

Tratto dall’omonima pièce teatrale di Laura Wade (che ha scritto anche la sceneggiatura) il film è diretto dalla danese Lone Scherfig (già regista di An Education, One Day) e racconta i degenerati atti del club inglese.

“Finalmente possiamo spingere i ragazzi ad andare a vedere un film che non ha supereroi, – dice Douglas Booth – non appartiene a franchise ma affronta un argomento forte come l’iniquità della nostra società. Spero che possa far riflettere”. Rispetto all’opera teatrale, che si svolgeva tutta durante la cena, il film va alle origini del club “conosciamo meglio i personaggi, da dove arrivano e perché si comportano in un certo modo”, dice Max Irons.

A Roma, assieme ai tre attori, anche il produttore del film, Pete Czernin, amico del premier inglese David Cameron, a suo tempo membro dell’esclusivo club Bullingdon: “Cameron non ha ancora visto il film, ha avuto da pensare al referendum scozzese e alla Siria. Però esistono molte confraternite simili a quella di cui si parla, sia negli Stati uniti che in Gran Bretagna. Non è un crimine essere ‘posh’ (termine che definisce qualcosa o qualcuno elegante e raffinato, ndr). Quel che è sbagliato è essere arroganti e presuntuosi, sfruttare i propri privilegi. Laura Wade ha fatto un’ampia ricerca, sono i giornalisti che hanno visto nell’ambientazione a Oxford, il legame con il Bullingdon Club”.

Una storia da cui la scrittrice Laura Wade dice di essere stata attratta perché metafora di qualcosa di più grande ed inaccessibile alle donne. Una ricerca, quella sui club britannici osteggiata dai membri: “Non trovi facilmente persone disposte a parlare apertamente di qualcosa, specie quando sanno che stai facendo una ricerca per scrivere uno spettacolo su quel qualcosa. Ma la cosa mi ha addirittura resa libera, avevo così la possibilità di mettere insieme la storia come la volevo io. Non volevo un documentario su un vero club: volevo crearne uno senza dover essere obbligato ad alcun tipo di verità o precisione”.

Posh è nelle sale dal 25 settembre, distribuito in 250 copie da Notorius Pictures.

 

MARILENA VINCI