Clive Owen, chirurgo cocainomane per Soderbergh, incontra il pubblico del festival #RomaFF9

Owen presenta al festival di Roma la serie The Knick e si racconta al pubblico romano

Nonostante i ruoli spesso violenti od ombrosi, Clive Owen è un attore britannico a tutto tondo, pieno di aplomb e simpatia. Lo ha dimostrato al Festival del Film di Roma dove ha presentato The Knick, serie televisiva (in onda a novembre su Sky Atlantic) diretta da Steven Soderbergh in cui interpreta un medico di inizio ‘900, dipendente dalla cocaina, in un ospedale di New York. Dopo il red carpet e le conferenze istituzionali, Owen ha anche incontrato il pubblico in un’affollata masterclass in cui ha parlato riccamente del suo lavoro e della sua carriera, dagli inizi – quando a 15 anni entrò alla Royal Academy of Art – fino al successo.
“Come capita a quasi tutti gli attori, mi piacciono soprattutto i personaggi complessi. Il mio obiettivo non è farli necessariamente amare al pubblico, renderli accattivanti: per me la vera sfida è fare in modo che vengano compresi”. L’incontro fa il punto sul mestiere dell’attore secondo Owen (“Non ho un preciso metodo di avvicinamento a un personaggio, mi basta arrivare al cuore del personaggio, sentirmi a mio agio con lui. Non guardo di buon occhio quegli attori che per interpretare un agente sotto copertura si arruolando veramente nelle file della polizia) ma soprattutto racconta i momenti salienti della sua carriera, come I figli degli uomini di Cuaròn all’incontro con Michael Caine, (“Lavorando con lui ho capito perché sia tanto amato e famoso, non ho mai conosciuto un attore tanto arguto e disciplinato. Sembra che per lui recitare sia facilissimo, una cosa naturale, invece c’è dietro un grosso sforzo, un magnifico controllo”) e Robert Altman di cui dice: ““Adoravo Robert Altman. Adoravo la sua abitudine di far andare sul set tutti gli attori per poi lavorare solamente con alcuni di loro, a seconda dell’umore del momento. Era bello, era come essere gli strumenti di un’orchestra. I suoi film erano melodie che fluivano libere”). Su tutto l’amore per il cinema: “Nessun attore è migliore della scena in cui si colloca. La scena più bella è quella in cui ci sono due o più attori, in cui c’è scambio, interazione. La magia del cinema sta tutta in quell’interazione, nelle alchimie. Il lavoro dell’attore è portare avanti la scena, contribuire al suo ritmo, al suo galoppo”.

EMANUELE RAUCO