Marco Risi e i suoi attori emergenti in cerca di un’occasione #RomaFF9

Al festival di Roma, Risi porta Tre tocchi dramma corale sull'amore per la recitazione e la difficoltà di praticarla in Italia. L'intervista al regista.
Intervista a Marco Risi a cura di Emanuele Rauco

La crisi del cinema e dello spettacolo italiani passano soprattutto dagli attori, una categoria precaria per definizione e che si scontra, oggi, con la gioventù, opposto di lavoro: di questo parla Marco Risi con Tre tocchi, suo nuovo film presentato nella sezione Gala del Festival del Film di Roma. Al centro le storie di sei uomini tra i 20 e i 40 anni, che cercano di sbarcare il lunario mentre si preparano per un importante provino: chi lavora in tv ma vorrebbe fare un passo avanti, chi ci lavorava e rimpiange il passato, chi fa il cameriere o il facchino, chi deve reprimersi o ferire chi gli sta intorno.
Un racconto corale quello di Tre tocchi, ispirato a Risi dalla conoscenza dei suoi interpreti durante le partite della nazionale italiana attori, storie vere in parte romanzate per raccontare l’amore per l’arte della recitazione, la passione che porta a ogni sacrificio, ma anche le difficoltà del sistema culturale italiano, la stagnazione dei suoi settori. Usando il pretesto sociale del calcio come metafora, Risi dà il palcoscenico completamente in mano ai suoi sei protagonisti (Massimiliano Benvenuto, Leandro Amato, Emiliano Ragno, Vincenzo De Michele, Antonio Folletto e Gilles Rocca), facendoli qua e la aiutare da affermati professionisti impegnati in curiosi cameo, come Valentina Lodovini che appare come immagine dei sogni cinefili dei personaggi o Paolo Sorrentino, regista in cerca di attori.

EMANUELE RAUCO