Il Festival di Roma dà l’addio a Philip Seymour Hoffman #RomaFF9

La spia di Anton Corbijn è l'ultima interpretazione di Hoffman, in una spy story con Willem Dafoe tratta da Le Carré. Interviste al regista e a Dafoe
Intervista a Willem Dafoe e Anton Corbijn a cura di Emanuele Rauco

L’ultima interpretazione di Philip Seymour Hoffman, attore grandioso scomparso nei mesi scorsi, è uno dei film con cui il Festival di Roma chiude i battenti: La spia, tratto da John Le Carré e diretto da Anton Corbijn (Control, The American), è una spy story contemporanea che racconta l’intrigo attorno a Yssa, ceceno, in odore di terrorismo islamico che sta per mettere le mani sull’eredità del padre con la quale potrebbe finanziarie le cellule: ma un funzionario dell’anti-terrorismo non è d’accordo e cercherà di fare in modo di scoprire i veri terroristi che ruotano attorno al denaro.
Difficile da condensare come tutte le trame di Le Carré, La spia (titolo italiano di A Most Wanted Man) racconta le conseguenze internazionali e contemporaneo del mondo dopo l’11 settembre, ma anziché concentrarsi sui fronti opposti e le minacce reciproche, racconta un gruppo di uomini solitari, ognuno con una propria idea del bene che non riescono a comunicare, che rischiano di far esplodere le loro intenzioni, i loro scrupoli, in una guerra. La complessità e la densità della prosa di Le Carré diventa un dramma dolente nelle mani di Corbijn, che oltre al grande Hoffman ha dalla sua un ricco cast con Rachel McAdams, Willem Dafoe, Nina Hoss (già vista a Roma in Phoenix di Petzold) e Robin Wright. La spia sarà in sala dal 30 ottobre, distribuito da Notorious Pictures.