La ricerca della luce ne La sapienza di Green a Torino

Dopo Locarno in Onde l'autore francese utilizza la struttura di un film di finzione con personaggi estranianti, paesaggi simbolo e l'opera di Borromini per guidare lo spettatore in un viaggio di ricerca. In sala dal 24/11.
Intervista a Eugène Green a cura di Giovannna Barreca

L’estraniazione. Il primo elemento che colpisce in La sapienza di Eugène Green sono le relazioni tra corpi incapaci di comunicare. Un concetto che l’autore esaspera facendo muovere i personaggi quasi in trasparenza l’uno verso all’altro, pur facendoli coabitare nel medesimo spazio fisico. I gesti a tavola sono ripetuti, i corpi sono vicini ma quasi sempre disposti parallelamente e i loro campi-controcampi non sono mai frontali, ma con lo sguardo del personaggio che per rivolgersi all’altro punta gli occhi direttamente in macchina. I due coniugi protagonisti Alexandre (Fabrizio Rongione) e Aliénor (Christelle Prot) sembrano non amarsi più, ormai chiusi nei loro drammi interiori e in una situazione sentimentale e lavorativa deludente. Il viaggio di lavoro dell’uomo è l’occasione per passare del tempo insieme e, soprattutto, diventerà l’occasione per tornare ad un dialogo, anche se a distanza. Entrambi infatti partono per Stresa, città natale di Borromini, ma, dopo aver incontrato una ragazza affetta da uno strano disturbo e il fratello prossimo ad iscriversi alla facoltà di architettura, i due sposi si separano. Aliénor, specialista del comportamento nei contesti sociali svantaggiati, resterà con la ragazza sperando di poterla aiutare e il ragazzo partirà con Alexandre per quella che dovrebbe trasformarsi in una vacanza studio e invece diventerà l’occasione per l’architetto affermato per riscoprire il concetto di luce nell’opera del Borromini e quindi anche nella sua capacità di creare spazi nei suoi progetti urbani.Rapiti dalle musiche extra diegetiche che guidano spesso i movimenti verso l’alto che compie la telecamera per inquadrare a Torino il barocco del Guarini o a Roma, al complesso monumentale Sant’Ivo alla Sapienza, il regista vuole portare lo spettatore a vivere l’opera barocca nella sua essenza, nella sua capacità di coniugare arte e spiritualità; la ricerca della luce diventerà così il pretesto che spingerà Alexandre a guardare dentro sè e a ritrovare la sua dimensione interiore, il suo amore per l’architettura e per Aliénor. La donna affronterà lo stesso percorso aiutando Lavinia a superare il suo disturbo nervoso e ad affrontare la separazione dall’amato fratello.

giovanna barreca