Abacuc: un corpo e il suo spazio vitale

Al Torino Film Festival, in Onde, il nuovo film di Luca Ferri: potenza filmica che riscopre il rapporto primario che deve esistere tra immagini e suoni. Una narrazione originale che cattura lo spettatore dal primo fotogramma.
Intervista a Luca Ferri a cura di Giovanna Barreca

Un ritorno al Torino Film Festival per Luca Ferri, dopo Habitat Piavoli presentato l’anno passato, regia a quattro mani con Claudio Casazza. Il film Abacuc presentato in Onde è un’opera ancora meno narrativa della precedente che va a scavare nei gesti “di una persona profondamente sola che ha sviluppato un esorcismo verso se stessa”. Così il regista definisce il suo protagonista Abacuc – Dario Bacis, 42 anni. Girato in super8, fin dalle prime immagini, l’uomo sulla sua piccola barca, alla finestra della sua casa che da sulla ferrovia, è la rappresentazione dell’ideale in carne ed ossa della pittura di Piero della Francesca. Un uomo corpulento dai capelli corvini che i luoghi spesso non riescono a contenere; in altri casi un individuo che all’interno di determinati spazi sembra diventare totalmente invisibile anche a se stesso.
Come analizzato anche durante l’intervista con Luca, era facilissimo trasformare il mondo di Abacuc e lo stesso uomo in qualcosa di grottesco, di macchiettistico. Il filo era sottilissimo ma lo sguardo spesso laconico e l’aspetto crepuscolare che lo definiscono ha aiutato il regista a trovare la luce e l’atmosfera giusta per creare un’opera che cattura lo spettatore dal primo fotogramma.
Ad accompagnare Ababuc in ogni spostamento pochissime parole. Domina soprattutto un suono che ne racconta i luoghi che attraversa e i sogni, ricordi che sembrano invadere la sua mente. Musiche create da Dario Agazzi entrato in perfetta sintonia con il regista nell’idea di raccontare con una partitura di suoni le immagini. Una corrispondenza perfetta.

giovanna barreca