Dopo aver vinto la Palma d’oro con Lo zio Boonmee che si ricorda le vite precedenti, il folle regista thailandese Apichatpong Weerasethakul torna a incantare il festival di Cannes con Cemetery of Splendour presentato nel Certain regard e accolto con molti applausi, tra i più calorosi del festival. Il film è ambientato in un ipotetico presente alternativo in cui una strana malattia del sonno ha colpito l’esercito: che rapporto ha questa malattia con le visioni di una medium che rintraccia epoche passate nei luoghi e nelle persone che incontra?
Bizzarro e all’apparenza inintelligibile, Cemetery of Splendour è un altro viaggio in cui storia e magia, passato e presente, ironia politica e fascinazione artistica si fondono in modo unico nel panorama internazionale. Weerasethakul non pretende di piacere a tutti, fa film del tutto anti-convenzionali e fuori dalle logiche produttive standard, ma sa comunicare anche solo in maniera ipnotica allo spettatore, specie in questo film, forse meno originale di altri, ma di sicuro più accessibile e limpido, più aperto grazie al tocco di magia più esplicito e all’umorismo che vi appare qua e la. Un film che, come ha dichiarato Weerasethakul, “racconta la storia dei luoghi thailandesi che sono ancora pieni di mistero e magia e che posso raccontare come se avessi fatto un trash movie con idee di video-arte”. Un’esperienza da provare.
EMANUELE RAUCO