Minuscule

La situazione “liceale sfigato e arrapato cerca di ovviare al problema con una serie di tentativi disperati e pressoché vani” è un must della commedia giovanilistica USA, almeno da American Pie in poi.
Mancava giusto il suo correlato femminile ed è quello che pretende di essere – non senza una ragione – L’A.S.S.O. nella manica, dove una Bridget Jones ante litteram scopre improvvisamente di essere la classica amica di terza fascia delle ragazze di prima fascia della scuola, che appunto se ne servono per poter ulteriormente evidenziare il loro essere di prima fascia. Qualcosa che somiglia molto al cliché italiano della ragazza fica che ha sempre una bruttona al seguito per meglio risaltare.
E’ chiaro che se le premesse sono queste non ci si può aspettare il Giovane Holden al femminile, ma il film tratto dal bestseller Quanto ti ho odiato è comunque una rivisitazione della favola del Brutto anatroccolo non disprezzabile.
Ok, la regia di Ari Sandel è approssimativa, ma la protagonista Mae Whitman e il suo partner Robbie Amell bucano lo schermo. Inoltre la freschezza del testo non si discute e le sue punzecchiature al dogma dell’immagine, alla socialità “networkizzata”, al cyberbullismo e ai professionisti dell’autostima vanno a segno. Non sarà il ribellismo degli anni Sessanta/Settanta e nemmeno il nichilismo anarcoide dei Porky’s e degli Animal House del decennio dopo, ma iniziamo già a impegnarci di più di una torta di mele usata come controparte sessuale.

Gianluca Arnone per cinematografo.it