Flussi seriali

25/02/10 - Questa settimana verrà fatto uno strappo alla regola, non si parlerà di serie tv, ma di...

Flussi seriali – Percorsi e influenze odierne e vintage delle serie americane

Angels in America

(Rubrica a cura di Erminio Fischetti)

flussi-seriali25/02/10 – Questa settimana verrà fatto uno strappo alla regola, non si parlerà di serie tv, ma di una miniserie, e che miniserie: “Angels in America”. La rete via cavo HBO ha cambiato per sempre la considerazione della critica nei confronti della televisione. Nel 2003, con “Angels in America”, il passo è diventato definitivo. Il lavoro è basato sull’omonima commedia teatrale di Tony Kushner, che già in precedenza aveva scosso i parametri del palcoscenico tanto da essere valutato uno dei cinque migliori play che hanno vinto il premio Pulitzer (insieme ai capolavori “Morte di un commesso viaggiatore” e “The Crucible” di Arthur Miller, “Chi ha paura di Virginia Woolf?” di Edward Albee e “Il lungo viaggio verso la notte” di Eugene O’Neill). Non sarebbero sufficienti fiumi di pagine a descrivere e ad analizzare tutti i temi che porta alla luce, ma basti pensare al modo in cui riesce a raccontare la società americana degli anni Ottanta in una New York desolata, infelice, malata e priva di ogni speranza, per capire il suo valore universale ed eterno. La trama è un alternarsi di eventi che colpiscono per il loro sottotesto ricco di accuse nei confronti di un mondo giunto alla sua Apocalisse. Fondamentale, però, è la raffinatezza culturale e la ricchezza visiva con la quale Mike Nichols, in quanto regista, e Tony Kushner, in quanto autore e adattatore del testo, portano alla luce tutti i pezzi del puzzle che compongono un’opera dalla complessa analisi socio-politica.

Prior Walter vive con il suo fidanzato Louis Ironson nell’intollerante New York reaganiana. Quando il giovane scopre di avere l’AIDS il suo compagno lo lascia, perchè impaurito dal terribile male e dalla sofferenza che lo attende al fianco di Prior. Contemporaneamente, Joe Pitt si trasferisce in città con sua moglie Harper, per scalare il successo tra le maglie del potere politico in vigore. Joe è repubblicano, mormone e, soprattutto, un omosessuale represso. Harper ha alle spalle una famiglia violenta e alcolizzata che le ha fatto patire un’infanzia di abusi. Per questi motivi, per un matrimonio basato sulla finzione e per tanto altro ancora, la donna si imbottisce di ogni sorta di pillole. Joe, invece, diventa il protetto di Roy Cohn, uno dei personaggi reali che nella angels_in_americavicenda si mescolano con quelli di fantasia. Cohn, durante il maccartismo, negli anni Cinquanta, fu il braccio destro del famoso senatore Joseph McCarthy, promotore della meschina e anticostituzionale caccia al comunismo. Uno dei momenti più bui della storia della politica americana e Roy Cohn, avvocato di dubbia fama e moralità, fu il maggiore esponente che si prodigò per la condanna a morte dei coniugi Rosenberg, ebrei accusati di essere comunisti. La storia dell’uomo comincia dal momento in cui si ammala di AIDS fino alla sua inesorabile fine in un letto di un confortevole, quanto solitario, ospedale. Le sei ore dell’intricata vicenda sono un alternarsi di citazioni letterarie, pittoriche, storiche e quant’altro. Lo spirito e l’angelo della morte arrivano al capezzale di Roy Cohn sotto le sembianze di Ethel Rosenberg, la quale si diverte nell’osservare la paradossale fine dell’uomo che aveva interrotto la sua esistenza. La morte si diverte a prenderlo in giro, una morte dolorosa e drammatica, quanto ironica e sprezzante. Roy Cohn è l’ipocrita per eccellenza, omosessuale e repubblicano con preferenze nei confronti di ragazzi molto giovani, rappresenta la malsana società morente degli anni Cinquanta (decennio puritano per eccellenza del secondo dopoguerra), abituata a nascondere ciò che viene reputato negativo. L’uomo muore solo, con accanto un fantasma e un infermiere, Belize, un ex drag queen e migliore amico di Prior, che nel frattempo sta combattendo la malattia e altri tipi di fantasmi. Lui vede un Paradiso infuocato e gli sono accanto un’instancabile infermiera e Hannah, la madre mormone e timorata di Joe, trasferitasi a New York per occuparsi della nuora sempre più disturbata, dopo che – intanto – il giovane l’ha lasciata per mettersi con Louis. Hannah è un altro personaggio fondamentale, una donna che non riesce a ricucire i rapporti col figlio ma sarà una madre migliore per Prior, incontrato casualmente lungo il suo cammino. Louis combatte, a sua volta, il proprio senso di colpa e l’amore che prova per Joe dopo aver scoperto la sua ripugnante collaborazione con Roy Cohn.

Raccontato così forse sembra un guazzabuglio mediocre degno della trama di una soap opera digest. In realtà è un’opera potente che ha cambiato definitivamente non solo il modo di affrontare con coraggio certi temi scottanti della società, ma anche il mezzo attraverso il quale vengono veicolati. L’interesse provocato da “Angels in America” è dirompente. Talk show, giornali, critica, movimenti, associazioni per i diritti civili sono tutte a favore e concentrate su quest’opera dotata di fascino ed eleganza, oltre che della sottile pretesa, a buon diritto, di voler promuovere un cambiamento tecnico e formale per la visione di una miniserie, che si attende come un evento senza precedenti. Robert Altman era stato più volte tentato di portare la pièce sul grande schermo, ma la sua vastità e complessità non permettevano un adattamento cinematografico, seppure molto lungo. I tempi televisivi erano, quindi, necessari e più congeniali, ma ancora di più era necessaria la democraticità di un mezzo come il televisore, seppure via cavo, per rendere “Angels in America” alla portata di tutti e patrimonio universale. Una storia che appartiene in ogni fibra del suo essere alla città di New York e alla sua immagine culturale e aperta. Straordinario ogni membro del cast che nella maggior parte dei casi interpreta più personaggi, ad esempio Meryl Streep, che nonostante la possibilità non si concede ad eccessi di manierismo, interpreta la mormona Hannah, un rabbino ebreo, Ethel Rosenberg e l’angelo dell’Australia.

Angels in America
Titolo originale: id.;
Interpreti: Al Pacino, Meryl Streep, Emma Thompson, Mary-Louise Parker, Jeffrey Wright, Patrick Wilson, Justin Kirk, Ben Shenkman, James Cromwell;
Produzione: USA, 2003;
Durata: 7 dicembre 2003 (6 episodi)
Distribuzione originale: dicembre 2003 su HBO;
Distribuzione italiana originale: 13 maggio 2004 Sky Cinema;
Successivamente repliche su La7 e Cult;
Disponibile anche in versione dvd