She is the Woman!

“My life as contadina salentina… la amo!”. Parola di Dame Helen Mirren, protagonista di Woman in Gold, diretto da Simon Curtis e dal 15 ottobre nelle nostre sale con Eagle in 220 copie. L’attrice inglese premio Oscar esordisce in conferenza stampa a Roma rispondendo a una domanda circa la sua masseria in Salento: “Sì, abbiamo 400 piante di melograno e speriamo di farci presto il sugo. Amo l’Italia, la gente e la cultura, voglio spenderci la mia vita”.

Affiancata da Ryan Reynolds, nei panni dell’avvocato Randy Schoenberg, la 70enne Mirren dà corpo e anima alla vera storia di Maria Altmann, un’anziana donna austriaca trapiantata a Los Angeles che cerca di ottenere giustizia: 60 anni dopo aver lasciato la Vienna dell’Anschluss, intraprende un’avventura giudiziaria per riprendere in possesso i beni indebitamente sottratti alla sua famiglia dai nazisti, tra cui il famoso Ritratto di Adele Bloch-Bauer, sua zia, dipinto da Klimt, cui i nazisti cambiarono il titolo in Donna in oro (Woman in Gold).

“Non ho vissuto la II Guerra Mondiale, ma questa storia mi ha riportato alla generazione dei miei genitori, a quel momento terribile e incomprensibile, alla Londra sotto bombardamento. Purtroppo, sono situazioni incomprensibili, ma ancora attuali: penso ai profughi siriani, al conflitto in Rwanda, a quello star Serbia e Croazia”. Discendente da una famiglia nobile russa, la Mirren ricorda “la mia bisnonna e le prozie che lasciarono tutto in Russia ed emigrarono forzatamente in Inghilterra dove condivisero una stanzetta: sono riuscite a sopravvivere, anche alla perdita dello status sociale, dimostrando grande coraggio. Ma la cosa fondamentale per me è stata conoscere i pensieri di Maria: ho letto tanti libri sull’Olocausto, sull’ascesa e caduta del Terzo Reich, soprattutto, i suoi ricordi dovevano entrare nella mia testa”.

Aggiunge Curtis, all’opera seconda dopo Marylin, che “Woman in Gold ha avuto grande eco negli USA: non solo perché parla di immigrazione ed emigrazione negli Usa, ma perché parla di memoria. Si dice nel film “Le persone dimenticano, specialmente i giovani”, mentre fondamentale è ricordare: non sono solo storie di ebrei e tedeschi, semplicemente non si può prendersela per la razza e la religione”.
Sui perché siano così frequenti i casi di opere trafugate, il regista inglese precisa: “Ne parlai con il vero Randy Schonberg, e mi disse che appena finita la Seconda Guerra Mondiale i costi umani erano così elevati che nessuno parlava di arte e furti: il discorso è emerso negli anni successivi, diciamo dai ’70 in poi”.

Sull’età e il passare del tempo, viceversa, la Mirren guarda alla professione: “A 38 anni la Garbo si ritirava, al contrario, oggi quella è l’età in cui le attrici raggiungono il culmine della popolarità, basti pensare a Kidman e Blanchett”. E prosegue: “In Italia voi amate la bellezza e la giovinezza, ma ci sono solo due possibilità: o muori giovane o diventi vecchio. A me spiace per Kurt Cobain, che non abbia potuto vedere Internet e il GPS: sono appassionata di mappe, il GPS lo adoro! I giovani devono essere idealisti, sarà la vita a far capir loro come funzionano le cose, ma l’idealismo non va abbandonato”. Infine, a chi prospetta per la Altmann un epilogo diverso se fosse stata in Italia, la Mirren risponde: “Avete un sistema giudiziario molto complesso, bizantino, ma io lo rispetto. Soprattutto i vostri grandi giudici che hanno combattuto contro la mafia”.

 

Federico Pontiggia