La corrispondenza

Peccato. Le ambizioni erano grandi, non altrettanto l’esito: dopo il successo de La migliore offerta, Giuseppe Tornatore ne inquadra un’altra, la profferta di sé nel rapporto amoroso. Lo fa con un professore di astrofisica, Ed (Jeremy Irons), che non vuole lasciar andare via la sua amata e amante Amy (Olga Kurylenko). Sia affetto o volontà di controllo, desiderio o imperio, ne nasce una, anzi, La corrispondenza di amorosi sensi e altrettanti supporti – e succedanei – tecnologici, dai videomessaggi agli sms e ai dvd a mezzo corriere espresso.

Peppuccio dirige e scrive da solo, con un occhio alle stelle e l’altro al cambiamento, da attivo a passivo, del voyeurismo maschile: se in Malena si lumava e bramava la donna, oggi si offre se stessi allo sguardo femminile, vedi alla voce selfie. Poveracci noi.

Potremmo considerare La corrispondenza una sorta di prequel, soprattutto tecnologico, di Her di Spike Jonze, ma in realtà il paragone più calzante, e insieme mortificante, è con To the Wonder di Terrence Malick: la Kurylenko per tramite, medesima è l’irresolutezza, la farraginosità, in fondo, l’impossibilità di mostrare, e dire, l’amore.

Servirebbero, a Tornatore, altre mani in scrittura. E dei produttori dialettici.

Federico Pontiggia per cinematografo.it