Il potere delle parole nel caso Lipstadt

Denial - La verità negata di Mick Jackson alla Festa del cinema di Roma ripercorre il processo che portò la prof.ssa Lipstadt (interpretata da Rachel Weisz) a dover dimostrare la veridicità dell'Olocausto contro il negazionista Irving (Timothy Spall). In sala dal 17 novembre per Cinema. Le nostre interviste a Lipstadt e regista.
Intervista alla prof.ssa Deborah Lipstadt a cura di Giovanna Barreca
Intervista a Mick Jackson a cura di Giovanna Barreca

verita01
“Ma prof.ssa perchè lei non parla con chi nega l’Olocausto?”chiede uno studente e la prof.ssa Lipstadt risponde: “Non parlo neppure con chi dice che Elvis è vivo”. Con la scena di un’aula inizia La verità negata di Mick Jackson, presentato alla Festa del cinema di Roma e in sala per Cinema dal 17 novembre, tutto incentrato sul processo che costrinse la prof.ssa di ebraismo Deborah E. Lipstadt, dopo la pubblicazione nel Regno Unito del suo libro Denying the Holocaust: the growing assault on truth and memory, a doversi confrontare con il negazionista David Irving e – per la legislazione britannica che prevede che sia il presunto colpevole a dover dimostrare la sua innocenza – ad essere costretta a fare ciò che non avrebbe mai desiderato fare, difendersi la veridicità dell’Olocausto, passando per Auschwitz, la più grande macchina di morte messa in funzione dai nazisti con le camere a gas.
Irving interpretato sul grande schermo da Timothy Spall si divese da solo mentre la prof.ssa Lipstadt (Rachel Weisz) aveva un gruppo di avvocati guidati da Richard Rampton interpretato da un ottimo Tom Wikinson che sa far emergere tutta la costante tensione del suo personaggio cheha il compito non solo di guidare le arringhe in aula ma di far capire alla prof.ssa che il processo non poteva portare i sopravvissuti in aula, non poteva vederla testimoniare perchè tutto doveva basarsi sul potere dei fatti, delle parole, delle bugie di Irving. Un doppio incarico molto complicato da portare a termine. Poi il regista sa raccontare anche la tensione della donna lavorando, come racconta anche nella nostra intervista, prima con macchina a spalla per le scene di intimità fuori dal tribunale contrapponendole a quelle del silenzio forzato descritte con macchina quasi fissa per far emergere tutte le difficoltà interiori che stava affrontando la donna per sè e per tutti i sopravvissuti che all’inizio non capirono e condannarono la scelta degli avvocati.
Pur essendo una vicenda nota (il processo finì nel 2000 dopo un iter durato 6 anni) la messa in scena riuscita crea dei momenti avvincenti tanto da far temere allo spettatore che venga raccontato un finale diverso.
Nelle nostre interviste Jackson e la prof.ssa Lipstadt ci raccontano come il film sia ancora di grande attualità oggi perchè questa storia, che molti critici anche in America hanno definito urgente anche con riferimento diretto alla campagna per le Presidenziali, non si limita a raccontare il processo, a tornare sul tema dell’Olocausto ma porta a riflettere su tutti coloro che lavorano su bugie che vengono accettate senza essere smentite. E il regista afferma: “L’importante è affrontare le bugie perchè vengano smentite”.

Il 15 novembre il libro sul processo uscirà in Italia col titolo del film: “La verità negata” e dal 17 novembre l’opera filmica sarà in sala distribuita da Cinema.

giovanna barreca