Kubo: stop motion e cg per nuovo successo Laika

Ad Alice, alla Festa del cinema di Roma Kubo e la spada magica di Travis Knight, una storia sui samurai con il viaggio dell'eroe del piccolo protagonista. La nostra intervista all'illustratore e regista Stefano Bessoni che ci ha raccontato il dietro le quinte di Kubo e anticipato i suoi progetti.
Intervista a Stefano Bessoni a cura di Giovanna Barreca

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Alice nella città, sezione parallela della Festa del cinema di Roma, non è solo visione di film adatti ad un pubblico giovane ma spazio dedicato a interviste, workshop e incontri formativi. E, per la presentazione di Kubo e la spada magica di Travis Knight, in sala dal 3 novembre, la distribuzione Universal Pictures ha organizzato un incontro con l’illustratore e regista Stefano Bessoni per regalare al folto pubblico presente una sorta di dietro le quinte del film.
Quarto capolavoro – dopo Coraline e la porta magica, Boxtrolls e Paranorman– dello studio Laika che ha portato allo stato dell’arte – sviluppandola anche a livello tecnico – la forma di animazione in stop motion. E creando per Kubo, come sottolinea Bessoni nello spazio Alice e ai nostri microfoni: “Un lavoro strepitoso sia sotto l’aspetto tecnico che narrativo. C’è un’integrazione tra l’animazione stop motion e la computer grafica superlativa a conferma della superiorità della major americana che di tale forma di animazione ha fatto il suo marchio di fabbrica”.
Il regista italiano ha introdotto il discorso raccontando un po’ la storia dei film realizzati a passo uno, cioè 24 fotogrammi (oggi 25) ogni secondo per far muovere oggetti inanimati. Dalle sperimentazini di George Meliès, a Wadysaw Starewicz, Ray Harryhausen, King Kong di Merian Cooper (1933), arrivando a Tim Burton che la rese una forma celebre e apprezzata in tutto il mondo producendo Night before Christmas, diretto da Henry Selick, creatore poi del primo successo Laika: Coraline e la porta magica (“Pura animazione stop motion che – secondo Bessoni – è il film Laika più sentito perchè segue una pulsione ed un’esigenza espressiva unica”).
Un pregio della major americana è di curare ogni passaggio del processo creativo al suo interno: storia, creazione manuale dei pupazzi (solo del viso dei personaggi, spesso diviso in due parti vengono creati oltre 50 mila calchi a personaggio che poi vengono sostituiti per ogni minimo e a volte impercettibile cambiamento di espressione: https://www.youtube.com/watch?v=CkjaoOHX57Q), riprese, montaggio e tutta la post produzione.
Pupazzi alti 40/60 centimetri con un’anima di filo d’alluminio e snodi che formano la struttura di base. In Kubo e la spada magica è stato battuto, anche in tal senso, un nuovo record perchè uno dei mostri affrontati dal giovane – perchè fosse nelle giuste proporzioni – supera i 3 metri d’altezza.
Trevis lo definisce un film in stop motion sui samurai che, con lo sviluppo della storia, è diventato un film sul valore della famiglia (Kubo, scimmia e scarabeo), dell’amore, della fiducia nell’altro, quasi una storia mitologica adatta al grande pubblico. E, aggiungiamo, è anche la storia di formazione di un ragazzino che deve aprirsi al mondo e crescere, strutturata come il viaggio dell’eroe teorizzato da Vladimir Propp nella morfologia della fiaba e quindi adatta ai bambini che non potranno non rimanere totalmente affascinati dalle storie che Kubo sa creare e che prendono vita in origami piccoli come uccelli o giganti come barche.
Le voci dei personaggi principali, nella versione americana che abbiamo potuto apprezzare alla Festa del cinema di Roma sono di: Matthew McConaughey, Charlie Theron, Art Parkinson, Rooney Mara e Ralph Fiennes.

giovanna barreca