Vanzina torna a raccontare una storia attuale

Non si ruba a casa dei ladri narra la truffa al truffatore, al facilitatore di turno e omaggia la grande commedia di Scola e di Risi sulla natura umana fallace, debole. Le nostre interviste al regista Carlo Vanzina e agli attori Ghini, Salemme, Rocca e Arcuri. In sala dal 3 novembre.
Intervista a Carlo Vanzina a cura di Giovanna Barreca
Intervista a Vincenzo Salemme a cura di Giovanna Barreca
Intervista a Massimo Ghini a cura di Giovanna Barreca
Intervista a Stefania Rocca a cura di Giovanna Barreca
Intervista a Manuela Arcuri a cura di Giovanna Barreca

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“Era un po’ di tempo che facevamo film che erano disancorati dalla realtà che ci circonda. Non si ruba a casa dei ladri invece coglie, con una paurosa attualità, un problema che è presente nelle nostre vite, vale a dire la malapolitica, gli affari scorretti che spesso portano i cittadini onesti sul lastrico. E in questo sento il nostro film, dove un povero onesto si vendica di un ricco e potente, è fantascienza”. Così inizia la nostra intervista con Carlo Vanzina, regista e sceneggiatore col fratello Enrico di Non si ruba a casa dei ladri, in sala in 350 copie dal 3 novembre per Medusa film.
Un film che ritorna agli stilemi e ritmi della commedia all’italiana del passato e che, secondo Carlo Vanzina è anche un film neorealista nella misura in cui si indaga la corruzione dell’animo umano raccontando un uomo, purtroppo, dei nostri tempi (e la cronaca in questo caso ha superato la finzione filmica).
Al centro della narrazione Antonio (Vincenzo Salemme) che perde un appalto importante per la sua azienda di pulizie, finendo sul lastrico. Pur avendo il massimo del punteggio, il lavoro viene assegnato al favorito del potente di turno. Scoperto che dietro tutto c’è “il facilitatore” Simone (Massimo Ghini), Antonio – con l’aiuto della moglie (Stefania Rocca) e dell’amico Giorgio (Maurizio Mattioli) – organizza una truffa ai danni dell’uomo e della compagna Lori (Manuela Arcuri).
Carlo Vanzina confessa di essersi rifatto molto a In nome del popolo italiano di Dino Risi per esempio nella scena della festa in stile “antico romano” perché Ghini ripete la situazione vissuta da Gassman. Poi c’è un finale amaro, con tanto di didascalia “Tutto ha un prezzo” che è figlia de La congiuntura di Ettore Scola e, durante la nostra intervista, Massimo Ghini ammette di essersi auto-citato riprendendo molto del suo onorevole Valenzani in Compagni di scuola di Verdone: “Il mio personaggio oggi è figlio di quello di ieri, il male è lo stesso. In Valenzani c’era l’arroganza del potere, in Simone c’è un rubare a mani basse certo di rimanere impunito”.
Salemme tiene a precisare che ogni eco alla commedia del passato è un modo per raccontare la nostra società con un sorriso ma riuscendo a lanciare un piccolo messaggio sociale per ricordare: “la natura umana fallace, perché noi esseri umani siamo fatti così”.
Con Non si ruba a casa dei labri i Vanzina chiudono la trilogia sui film con truffe iniziata con I mitici (1994) e In questo mondo di ladri (2004).

giovanna barreca