TFF34 Sgarbi trova sintesi e ironia

Elisabetta Sgardbi presenta il mediometraggio La lingua dei furfanti al Torino film festival. Nella nostra intervista alla regista abbiamo parlato del tratto libero e rivoluzionario di Girolamo Romanino, protagonista del film che ha come "anima"/voce narrante Servillo e musiche di Battiato.
Intervista a Elisabetta Sgarbi a cura di Giovanna Barreca

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Elisabetta Sgarbi da anni ci ha abituati a lavori ricchi di straordinarie suggestioni visive come La via crucis di Beniamino Simoni (2009), Girolamo Romanino a Pisogne (2010) dove allo spettatore veniva richiesto un notevole sforzo d’attenzione per essere immerso nel mondo dei due importanti artisti italiani. Ne La lingua dei furfanti, presentato in Festa Mobile al Torino Film Festival, l’affascinazione non cambia ma migliora la scrittura.
Il linguaggio cinematografico di Elisabetta Sgarbi trova non solo maggiore sintesi, rendendo il film fruibile ad un pubblico più vasto, ma – complice la vita vera mostrata negli affreschi del Romanino realizzati tra il 1532 e il 1541 a Pisogne, Breno, Bienno e il suo tratto libero e rivoluzionario -, la regista riesce a trovare la giusta ironia per raccontare le storie dei diversi volti rappresentati dal pittore. Sorprende soprattutto come, intorno alle scene bibliche, Romanino abbia rappresentati i volti del popolo, delle persone della valle con i loro tratti, la loro corporatura muscolare messa in scena quasi giocando, divertendosi a disegnare anche i sederi tondi dei trombettieri dalle pesanti armature.

Film con soggetto del filosofo Giovanni Reale, con testi che diventano didascali scritte in forma di racconto di Luca Doninelli, voce narrante (e per Sgarbi “anima, spirito che aleggia, timbro dei miei film”) Toni Servillo e musiche curate da Franco Battiato.

giovanna barreca