Trainspotting, il ritorno: l’intervista a Danny Boyle

"Oggi la vera dipendenza è quella dalla giovinezza", dice Danny Boyle. Dal 23 febbraio il sequel con Ewan McGregor e compagnia (ex) drogata: ascolta la nostra intervista al regista
Intervista a Danny Boyle, a cura di Emanuele Rauco

“Le donne invecchiano meglio, gli uomini si immaginano sempre come bambini: hanno una dipendenza sconfinata per i bei tempi, come si dice in Gran Bretagna la gioventù è sprecata per i giovani. Gli uomini sono più lenti ad accettare il passaggio del tempo, oggi la vera dipendenza è quella dalla giovinezza”. Parola di Danny Boyle, cha dal 23 febbraio con Warner Bros. porta in sala T2 Trainspotting, il sequel del cult del 1996 interpretato dai ritrovati Ewan McGregor, Ewen Bremner, Jonny Lee Miller e Robert Carlyle.

Accompagnato dal refrain “Prima c’è stata un’occasione… poi c’è stato un tradimento”, Mark Renton (McGregor) torna a Edinburgo, e ad attenderlo ci sono Spud (Bremner), Sick Boy (Miller) e Begbie (Carlyle): che cosa avrà la meglio, la fratellanza o la vendetta?

Già dieci anni fa, ricorda Boyle, si tentò di dar seguito a Trainspotting, ma il sequel di Irvine Welsh Porno non fu ritenuto all’altezza: “Non reggeva il confronto”. Con lo sceneggiatore John Hodge, si è cercata un’altar strada, più personale: “Invecchiamento, nostalgia e amicizia maschile: rimaniamo attaccati a quattro, che è successo loro in questi 20 anni?”.

L’originale non era un “film realista, alla Ken Loach, perché i personaggi tossicodipendenti qual erano vivevano in una bolla, in T2 si contempla anche la Brexit, che abbiamo accolto sul set, e si parla di fondi europei”. Torna anche, riveduto e aggiornato, il celebre discorso Choose Life: “Il primo era più politico, quest’altro di Renton è più personale, riflette la condizione di un uomo di mezza età che a 46 anni si sente fottuto”.

Venendo alla sua professione, nei 20 anni tra il primo e il secondo Trainspotting “non mi sento migliorato come regista: per me i miei primi film sono ancora i migliori, hanno la magia dell’innocenza e della inconsapevolezza”, mentre gli attori hanno potuto riassaporare “una recitazione audace, coraggiosa, come quella del primo film”.

Infine, guardando al futuro Boyle sanziona la crescente robotizzazione e si dice “preoccupato per il futuro lavorativo dei nostri figli”.

Federico Pontiggia