Passione Turturro

22/10/10 - Saviano vorrebbe raccontare il sud del nostro Paese anche in tv attraverso i suoi racconti, l’italo...

Ascolta l’interviste di RADIOCINEMA, realizzata in occasione della 67. Mostra del Cinema di Venezia da Giovanna Barreca, a:

22/10/10 – “Napoli è uno di quei luoghi in cui dopo l’aria fresca, il cibo e un tetto, la musica è ingrediente essenziale per la sopravvivenza della gente. Francesco Rosi – che diresse Turturro ne “La tregua” – mi aprì le porte di questo mondo”, così il regista e attore italo-americano John Turturro parla del suo rapporto con la città partenopea. Saviano vorrebbe raccontare il sud del nostro Paese anche in tv attraverso i suoi racconti, Turturro invece con Passione sceglie la messinscena illustrativa e la musica (come già fece l’anno scorso con Prove per una tragedia siciliana). L’uno – Saviano – costretto a fuggire da quelle terre per sopravvivere, l’altro – Turturro – figlio di immigrati italiani, che in quella terra torna per cercare di vedere cosa ne è di quell’immagine stereotipata creata dai racconti ascoltati nell’infanzia. Presentato fuori concorso alla Mostra del cinema di Venezia, Passione è un videoclip lungo 85 minuti che ha il pregio di mostrarci scorci storici di Napoli come le sue vie piene di gente seduta ancora davanti all’uscio di casa per chiacchierare con i vicini, il Vomero (Il canto delle lavandaie del 1200 è tra le parti più suggestive ed emozionanti del film) e nello stesso momento le zone periferiche, le lande desolate ormai ostaggio perenne della criminalità organizzata. Il tutto legato a canzoni che sono un altro modo per fotografare quei posti, in altri casi ci aiutano a trasfigurarlo totalmente. Temi importanti come l’amore, il sesso, la gelosia, l’immigrazione e la protesta.Tradizione e sperimentazione nella scelta delle liriche che spaziano dal repertorio partenopeo della canzone melodica, alla sceneggiata (Lina Sastri e Massimo Ranieri) alle più appassionanti e innovative sonorità. Ha affidato a James Senese un pezzo jazz, alla voce della commovente cantante tunisina M’Barka Ben Taleb sia O sole mio che Tammurriata nera perché lo straniero Turturro ha capito quanto la cultura del nostro sud sia fusa con le tante contaminazioni che riceve da secoli e ne ha mostrato e apprezzato la ricchezza e il valore aggiunto creato.

A tratti alcune scelte visive potranno apparire poco riuscire e addirittura kitch come il balletto di alcune ragazze affacciate ad un palazzo dall’architettura particolare o i passanti che abbracciano letteralmente i cantanti neo-melodici per le strade, ma altre come Don Raffaé di De André che tocca il tasto dolente della criminalità (l’onesto Turturro non poteva non rappresentarlo), ci porta in una Napoli – quella del carcere-ferita, claustrofobica e in cerca di riscatto. La regia è classica e lineare. Turturro offre il suo sguardo all’oggetto rappresentato nella maniera più semplice possibile. Se era ovvio un campo lungo che vi mostri il giardino dove gli Avion Travel parlano di Napoli, o il totale della stanza dove Massimo Ranieri tradisce la sua donna, quello vi verrà mostrato sempre alla ricerca di un quadro d’insieme che permetta di amalgamare al meglio storie diverse di una città tra le più multiculturali di tutto il Mediterraneo. Poi il Turturro attore e ballerino con Fiorello è un gioco ben riuscito e a tratti – Fiorello sull’asino o Turturro che ancheggia con la pala in mano – esilarante.

GIOVANNA BARRECA