Il valore del tempo: il pendolo Angelo

Presentato al Festival di Locarno, arriva in sala il documentario La natura delle cose di Laura Viezzoli. Una riflessione sulla dimensione tempo grazie ad un dialogo immaginario, nato da un intenso lavoro di montaggio, tra Angelo Santagostino, malato terminale di Sla e navigatori spaziali. La nostra intervista alla regista.
Intervista a Laura Viezzoli a cura di Giovanna Barreca

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Un tema che da anni scuote il Paese senza che sia stata ancora trovata una soluzione. Dichiarazioni di malati costretti a lasciare l’Italia per trovare una morte dignitosa atrove. Interviste e documentari che provano a sensibilizzare sul tema del “fine vita” ma che, spesso, dividono perchè molto schierati.
La natura delle cose di Laura Viezzoli invece potrebbe aiutare a vedere oltre la nebbia che impedisce una visuale limpida a politici e cittadini perchè è la testimonianza di un uomo morto nella sua casa che, fino alla fine, ha chiesto una morte dignitosa parlando del valore del tempo: “La cosa più misteriosa che esista. Non puoi farne a meno eppure è inesistente”. Un uomo che, rispetto a quell’astrazione, si sentiva il pendolo: il corpo che tiene il tempo. Un uomo che commuove quando parla delle sue lacrime definite particelle di emozioni liquide che “non si ammaleranno mai”. Un uomo che, con determinazione, ha compiuto scelte importanti durante tutto l’arco della sua vita e voleva porterlo fare fino alla fine.

La regista ha avuto modo di leggere i pensieri di Piergiorgio Welby, giornalista, pittore, malato terminale che per anni si è battuto per la nascita di una legge sul rifiuto all’accanimento terapeutico in Italia e il diritto all’eutanasia. Poi ha incontrato Angelo Santagostino e ne ha raccontato la vita. Angelo era un malato terminale di Sla che da giovane, promesso sacerdote, aveva scelto l’amore di una ragazza conosciuta durante le manifestazioni degli anni ’70, quando la battaglia era quella legata all’interruzione di gravidanza, un’altra lotta sulla libertà di decidere del nostro corpo. “Tutti possono sbagliare” pensavano. In Marinella Angelo trovò la sua radicalità e l’amore dei loro due figli: Sara e Matteo. Poi la morte della donna e, a pochi mesi di distanza, la scoperta della malattia che negli ultimi anni lo ha reso totalmente immobile. Solo i suoi occhi si muovevano e con immensa fatica ma anche con un forte desiderio di comunicare, componeva – grazie ad un puntatore oculare – le parole su una tastiera dove la battaglia era ogni giorno con quelle 21 lettere dell’alfabeto, spesso così lontane tra loro. Spesso tutte così necessarie.
Da filosofo i suoi pensieri espressi in maniera semplice e intensa in tante lettere alla regista (nel doc Angelo ha la voce di Roberto Citran) ci raccontano il suo pensiero che voleva volare libero ma era imprigionato in un corpo immobile. Una posizione terribile, di profonda claustrofobia che gli regalava una diversa visuale sulle cose. E proprio per questi due aspetti, per la regista, è stato semplice – come afferma nella nostra intervista – creare un montaggio parallelo con gli astronauti nello spazio che si trovano nella stessa posizione di Angelo, anche se loro – grazie al progresso – possono volare mentre Angelo, grazie a quella stessa evoluzione, era costretto a rimanere in vita tra sofferenze atroci.

La Natura delle Cose, presentato al Festival di Locarno, vincitore del Premio Corso Salani e, notizia di queste ore, finalista del concorso Doc/it Professional award – premio regia, arriva nelle sale grazie a Movieday. Quindi, oltre alle sale che hanno già deciso di programmarlo, sarà l’interesse degli spettatori, la vostra richiesta che potrà permettere al doc di arrivare in tante città italiane.
Per maggiori informazioni: www.moviedays.it

giovanna barreca