Julian Schnabel visto da Pappi Corsicato

Julian Schnabel A Private Portrait è il nuovo film di Pappi Corsicato. Il documentario (80’) verrà presentato in anteprima mondiale al Tribeca Film Festival il 28 aprile. A seguire, il 5 maggio, uscirà nelle sale americane, distribuito dalla CohenMedia. In Italia l’uscita in sala è prevista agli inizi di ottobre.

Così Pappi Corsicato presenta il progetto:

“Quando nell”80, a vent’anni, mi trasferì a New York, la scena dell’arte contemporanea era al suo massimo, la città era il centro del mondo. Con la Factory di Andy Warhol venne fuori una nuova e sfolgorante generazione di artisti. Per chi era appena arrivato a NY come me in quegli anni sembrava che tutto quel fermento di nuovi talenti, quella super vivacità creativa ed espressiva fosse lo standard, con il tempo invece si capì che quelli furono veramente anni speciali, unici e forse irripetibili.

Conoscevo Julian artisticamente, era uno degli artisti emergenti più famosi e significativi, a fine ‘90 poi, grazie al mio amico artista Francesco Clemente, lo conobbi personalmente.

Da quel momento diventammo subito grandi amici e da allora abbiamo continuato a frequentarci. Così ho avuto modo di conoscere a fondo la sua vita e la sua personalità. Nel 2013 andai a fargli visita all’isola dei Galli, nella costiera amalfitana e parlando con lui di nuovi progetti gli proposi di realizzare un documentario su di lui.

Julian conosceva bene il mio lavoro come regista di film e di documentari sull’arte contemporanea e accettò subito. Quindi quello stesso anno ai primi di settembre mi trasferii a Ny con il mio assistente. La mia idea era quella di passare quanto più tempo possibile con lui per raccontare non solo il suo lavoro ma anche la sua originale personalità e il suo stile di vita che, secondo me, incarnavano a pieno quello che chiamiamo the American Dream, il sogno americano. Un ragazzo di umili origini che, grazie al suo talento, energia e ambizione, riesce a diventare uno dei più grandi artisti della sua generazione, un grande regista, un uomo di successo, una specie di Re Mida dei nostri giorni.

Si è anche costruito nel bel mezzo del Village a Manhattan, un palazzo di 9 piani fucsia in stile veneziano, chiamato Palazzo Chupi, da qui la mia ispirazione di partenza. In qualche modo mi ricordava il protagonista di Quarto potere, Charles Foster Kane, di Orson Welles, non solo per la storia ma anche per il modo di affrontare la vita e per una certa somiglianza fisica. Veramente penso che la figura di Julian sia di ispirazione per un personaggio di un film.

Infatti il documentario parla proprio di questo. Dalle origini ad oggi, gli ups and downs nella sua vita artistica e personale, le polemiche a volte feroci specialmente da parte del mondo dell’arte per essere un artista troppo eclettico che non si ingabbia in stili e mezzi espressivi precostituiti o convenzionali. E nonostante questo grazie alla sua energia, voglia di esprimersi e sicurezza di sé ha fatto sì che non si fermasse o si omologasse a schemi prestabiliti. Penso che sia un esempio di grande forza e concertazione sulla propria creatività e sui propri obbiettivi.

Come regista credo che Julian abbia realizzato almeno due capolavori: Prima che sia notte, che gli è valso il Leone d’argento gran premio della giuria al Festival di Venezia, e Lo scafandro e la farfalla, per cui ha vinto la miglior regia al Festival di Cannes, due Golden Globe e la nomination come miglior regista agli Oscar.

Io e il mio assistente per motivi all’inizio pratici ma anche produttivi abbiamo girato il doc con solo due telecamere, pensavo che non avrei potuto entrare nel vivo della sua vita privata e personale se avessi avuto troppi collaboratori al seguito. Quindi per circa due anni l’abbiamo seguito, ripreso mentre dipingeva o allestiva una nuova mostra in giro per il mondo e quando era in vacanza con i familiari. Lo abbiamo intervistato e con lui tutti i membri della sua famiglia, i collaboratori e i galleristi e gli amici che hanno condiviso con Julian il suo percorso dall’inizio in Texas, Ny negli anni 70/80, il suo cinema fino ad oggi. Tra gli intervistati: Jeff Koons, Al Pacino, Bono, Willem Dafoe e tanti altri. Julian mi ha messo a disposizione tutto il suo fantastico materiale di archivio.

Passati questi due anni sono tornato in Italia, ho coinvolto nella produzione la mia cara amica Valeria Golino che conosce bene il mio lavoro e conosce bene anche Julian e con la sua società di produzione, Buenaonda, abbiamo terminato le riprese e la post produzione.  Il documentario è anche prodotto da Rai Cinema con il contributo della Banca del Fucino”.

Redazione