Roma, interviste ai vincitori

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Le interviste esclusive di RADIOCINEMA, a cura di Giovanna Barreca, ai vincitori del 5° Festival Internazionale del Film di Roma

(Dalla nostra inviata Giovanna Barreca)

Abbiamo racconto alcune voci dei protagonisti della serata di premiazione, presenti in Sala Sinopoli:

09/11/10 – L’atmosfera a pochi minuti dall’inizio della cerimonia di premiazione non era di quelle di grande attesa. A differenza di quello che capita quasi a tutti i festival in pochi si lanciavano in pronostici, in pochi desideravano interrogarsi su chi avrebbe portato a casa il Marc’Aurelio. Tutto questo sintomo di un festival che purtroppo non riesce a entusiasmare. Non è naturale aspettare con impazienza più i film di una sezione considerata ‘laterale’ come quella di Extra e uscire sempre più delusi dal quelle in concorso. Entriamo sapendo per certo solo che Claudia Gerini presenterà la cerimonia, che la giuria composta da Sergio Castellito non si è divisa ma ha decretato il vincitore con un’animità di consenso tra la giornalista Natalia Aspesi, il regista Ulu Grosbard, lo scrittore Patrick McGrath, il regista Edgar Reitz e la direttrice del Museo delle Arti Multimediali di Mosca Olga Sviblova. La cerimonia viene anticipata dalla proiezione del documentario Dolce vita mambo! di Antonello Sarno che propone uno sguardo inedito della storia e della genesi de La dolce vita di Federico Fellini. L’ingresso poi di Claudia Gerini, il saluto alle autorità (fischi sonori per Alemanno, applauso scrosciante per Nicola Zingaretti, rispettivamente Sindaco e Presidente della Provincia di Roma) l’ingresso della giuria e il saluto della direttrice artistica Piera Detassis che parla di un festival con tante anime, dove protagonista è il pubblico, ci immergono nel cuore della serata che vedrà l’attribuzione dei premi.

Si parte con la giuria presieduta da Folco Quilici che assegna a De Regenmarkers di Floris-Jan Van Luyn, il Marc’Aurelio come miglior documentario della sezione L’Altro Cinema | Extra. Il film dove si alternano paradisi (scenari mozzafiato) a inferni (città inrespirabili, campagne avvelenate, fiumi devastati) ci raccontano una modernità non più sostenibile. A seguire Gian Luigi Rondi – Presidente della Fondazione Cinema per Roma – consegna la Targa assegnata dalla Presidenza della Repubblica Italiana al film che meglio esalta i valori umani e sociali. Il riconoscimento va a Dog Sweat del regista iraniano Hossein Keshavaz che ci mostra la vita di sei ragazzi del suo Paese. Girato in maniera clandestina, prima delle elezioni del 2009, riesce a dar voce alla voglia di ribellione delle nuove generazioni facendo emergere non solo la profonda rabbia ma soprattutto la volontà di cambiamento costruttiva. Virna Lisi commossa assegna a Masolino D’Amico il premio Marc’Aurelio alla memoria della sceneggiatrice Suso Cecchi D’Amico che – come la stessa attrice dice ai nostri microfoni – ha regalato al nostro cinema le pagine più belle. Sue le sceneggiature di Mio cugino professore, Ladri di biciclette, Vacanze romane, I soliti ignoti, Estate violenta, Rocco e i suoi fratelli, Il gattopardo, solo per citare alcuni dei film più famosi. Uno sguardo sul passato per poi volgere al futuro perchè Andrea Piersanti – presidente della giuria Marc’Aurelio esordienti – assegna al film Hold om mig del danese Kaspar Munk il riconoscimento che da quest’anno intende premiare il miglior regista o il miglior interprete, alla sua opera prima. Claudio Giovannesi e Valentina Carnelutti ci hanno raccontato l’esperienza vissuta nella giuria e soprattutto l’innamoramento totale per questo film che il regista definisce : “cupo ma che parla di speranza”.

L’applauso scrosciante dei piccoli giurati di Alice nella città ci tragetta verso i premi delle diverse sezioni presenti. Marc’Aurelio Alice nella città sotto i 12 anni è vinto da I want to be a soldier di Christian Molina. Il regista spagnolo ha realizzato un film dalla sceneggiatura scorrevole, con una semplicità crudele nel racconto. Come ha detto anche ai nostri microfoni, il film non era nato per parlare ai bambini ma soprattutto per far capire ai genitori come stare vicino ai loro figli. Produttrice del film, tra gli altri, è Valeria Marini, presente alla premiazione. Marc’Aurelio Alice nella città sopra i 12 anni, a sorpresa, è Adem del regista belga Hans Van Nuffel che al suo esordio nel grande scermo si cimenta con il tema ancora tabù della morte. I suoi protagonisti sono Tom e suo fratello Lucas che soffrono di fibrosi cistica e che in ospedale si imbattono in Xavier, anch’egli malato ma ottimista, ed Eline, in quarantena per un’infezione. Non possono toccarsi ma si ameranno appassionatamente. Il regista ricorda e ringrazia la giuria soprattutto per il dibattito che seguì la proeizione perchè tutte le domande poste erano pertinenti e lo avevano profondamente emozionato.

Poi i premi del concorso:
Marc’Aurelio attrice: tutto il cast di Las buenas hierbas di Maria Novaro
Marc’Aurelio attore: Toni Servillo (strameritato) per Una vita tranquilla di Claudio Cupellini. L’attore ringrazia il talento gentile del regista e l’attore Marco D’amore, suo figlio nel film, che lo sta sostituendo in teatro per questa serata. Dedica il premio al cinema e al teatro italiani “nel loro valore d’impresa, nel suo significato profondo di lavoro e di avventura.
Premio speciale della giuria a Poll di Chris Krauss per il potere narrativo e drammatico dell’opera.
Grand premio della giuria: Heaven di Susanne Bier. La necessità di una parabola epica. Una pellicola dalla grande forza e coraggio civile.
Marc’Aurelio miglior film: Kill me please di Olias Barco che ringrazia la giuria e la Detassis per il coraggio: “Ho fatto un film punk e voi siete una giuria e un festival Punk”.

I numeri forniti dal festival parlano tutti di un forte incremento accreditati (da 7720 a 8598), un’occupazione media delle sale che sfiora il 92%, un incasso loro di 460000 per i soli biglietti staccati, rispetto ai 380000 dell’anno scorso. Si parla di una prossima edizione, la sesta che non veda più presente una sezione concorso ufficiale e si vocifera anche una fusione con il Roma fiction fest. Non sappiamo cosa in realtà si sta pensando. Sicuramente vorremmo che l’offerta filmica fosse migliore, sicuramente vorremmo che la sperimentazione non rimanesse appannaggio di Extra o comunque che la sezione non fosse relegata a proiezioni nel teatro Studio dove spesso, per il grande afflusso, siamo rimasti fuori.