“La croce del pentimento di alcuni e della ricerca della forza di altri ancora” così è stata spiegata dal regista Giovanni Virgilio la simbologia voluta e che più volte torna nelle scene del film di un’imponente croce dorata al centro del quartiere di Librino dove vivono i protagonisti di Malarazza – una storia di periferia , il suo ritorno nella periferia di Catania.
Il film, in sala dal 9 novembre con Mariposa Cinematografica, racconta il declino del boss Tommasino Malarazza (David Coco), sposato con la giovane Rosaria (Stella Egitto) e padre del quindicenne Antonino (Antonino Frasca Spada). La donna, stanca delle continue violenze, decide di lasciare l’uomo e si rifugia dal fratello Franco (Paolo Briguglia). Purtroppo, cercare un futuro diverso, dopo una vita in un quartiere e in una condizione nella quale ci si identifica e dalla quale si pensa di non poter emergere, non sarà facile. Come dice Franco: ” In questo quartiere più ci resti più ti mangia”.
Al suo secondo lungometraggio di finzione, dopo La bugia bianca del 2015, Giovanni Virgilio torna a Librino, periferia di Catania e crea con Luca Arcidiacono: “personaggi che diventano metafore di tutte quelle vite che abitano i quartieri periferici più degradati e mortificati, completamente dimenticati dal nostro Paese. Così la periferia diventa il simbolo di sogni di gioventù traditi e trappole dalle quali diventa impossibile liberarsi”.
E come svela anche in conferenza stampa lo stesso regista – autore anche di un documentario in montaggio dal titolo Librino Express – il desiderio è quello di poter raccontare, attraverso una serie il resto della storia della famiglia Malarazza, il perchè del declino di Tommaso e molto altro.
Nella nostra intervista Virgilio ci racconta le scelte registiche con l’uso di tanti pianosequenza, del lavoro importante sulle musiche e del documentario legato al progetto di riqualificazione delle periferie del senatore architetto Renzo Piano. Stella Egitto e Paolo Briguglia ci regalano potenti riflessioni sui loro personaggi e sul contesto nel quale hanno lavorato.
giovanna barreca
