Vento di soave: osservare e capire Brindisi

Intervista a Corrado Punzi a cura di Giovanna Barreca

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Il rullo con pittura bianca che copre il nero del carbone sulla facciata della casa di una famiglia che vive a ridosso della Centrale a carbone di Brindisi, un pesce sezionato che mostra una spina dorsale deformata, l’addetto ufficio stampa Enel perennemente col telefono in mano che forse posta sui social le tante iniziative benefiche che la “generosa” azienda organizza, l’aula di un tribunale dove cercare giustizia. Quattro scene di una quotidianità straordinariamente complessa della nostra Italia del Sud che attente una soluzione vera delle istituzioni ad una situazione che non può solo essere perennemente accettata come ineluttabile.

Salentino di Lecce, Corrado Punzi – con Stefano Martella – ha iniziato un’indagine sulla situazione nella zona industriale di Brindisi e, utilizzando il linguaggio del cinema d’osservazione, ha diretto Vento di soave, in Italiana.doc al Torino Film Festival. Il pregio dell’opera è dato proprio dal punto di vista scelto per osservare la realtà. Come afferma anche il regista ai nostri microfoni: “Volevamo costruire un film che andasse al di là dei generi e attuasse un’osservazione etnografica, osservando la vita dei contadini che coltivano a ridosso delle centrali ma anche le narrazioni del progresso che lavora per la grande industria”. Infatti protagoniste sono le donne e gli uomini (bambini: le malformazioni cardiache neonatali sono il 68% più alte della media europea) che si ammalano, che fanno causa alla Centrale e aspettano giustizia nei tribunali, il fruttivendolo che acquista e immette sul mercato prodotti coltivati nella zona che andrebbe bonificata e l’addetto stampa del “mostro”, dell’azienda Enel che insieme al petrolchimico Eni hanno portato progresso in una zona agricola e con esso tutti i danni ambientali e sociosanitari noti ai più.
Sulla presenza dell’Enel nel film, Corrado afferma: “Volevamo capire come la controparte costruisce la propria narrazione che è completamente diversa da quella delle vittime. La controparte ci ha raccontanto gli investimenti per l’ambientalizzazione del territorio e così lo spettatore può costruirsi un proprio giudizio”. L’autore che sa lavorare molto bene anche con il mezzo cinematografico per raccontare in una certa maniera due realtà brindisine opposte conclude: “Mi affascinava molto identificarsi con coloro che pensiamo come nostri antagonisti. Scopri che forse sono più vicine di quanto crediamo. Forse le nostre ombre sono nostre e fanno parte di noi. Noi cosa faremo al posto dell’addetto stampa Enel? Mi interessava indagare la distanza tra il pensiero soggettivo individuale di quell’uomo e il pensiero istituzionale che lui rappresenta”.

Nota a margine – non contenuta nell’intensa intervista a Corrado Punzi – che riportiamo direttamente dalle note di regia del materiale stampa. “Quest’è la luce de la gran Costanza che del secondo vento di Soave generò ‘l terzo e l’ultima possanza” scriveva Dante Alighieri nel Paradiso, Canto III che si riferiva direttamente alla dinastia sveva, Soave, degli Hohenstaufen, paragonando il loro dominio sull’Italia meridionale alla potenza impetuosa del vento. Il terzo vento di Soave e l’ultima possanza è l’imperatore Federico II, che succede a suo padre Enrico VI, secondo vento e marito di Costanza d’Altavilla. Con Federico II, conosciuto anche come Stupor mundi e puer Apuliae, la città pugliese di Brindisi visse i suoi migliori anni di prestigio culturale e commerciale. Oggi però, a testimonianza di quel passato glorioso, è rimasto solo qualche monumento e il nome dell’imperatore richiama soltanto il nome della centrale a carbone Enel Federico II , che è la seconda più grande d’Italia e tra quelle in Europa che emettono più sostanze inquinanti e più CO2. Ora il vento trasporta i fumi di questa centrale e del petrolchimo Eni nell’aria della città e unisce, come un soffio soave, le vicende di quattro persone che raccontano i due lati di un conflitto apparentemente irrisolvibile e immutato, come il ripetersi ciclico dei giorni e delle stagioni.

giovanna barreca