Al Ca’ Foscari il corto Pipinara: un autore ucciso dai suoi personaggi

Alla base della narrazione del corto Pipinara di Ludovico Di Martino un fatto di cronaca nera; la storia di un'amicizia tra due ragazzi di borgata, girato in parte all'Idroscalo di Ostia dove perse la vita Pier Paolo Pasolini. La nostra intervista al regista.
Intervista a Ludovico Di Martino a cura di Giovanna Barreca

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Sinossi. Ostia, metà degli anni 70. Due giovani ragazzi dividono il loro tempo tra una partita a calcio e piccoli furti, a metà tra il gioco spensierato e i primi desideri di denaro. A sancire il passaggio dalla leggerezza giovanile alle responsabilitò della vita adulta sarà una proposta inaspettata, che toccherà i due in modo diverso e lì porterà a essere coinvolti in uno degli avvenimenti più tristi per la storia recente d’Italia, la morte di Pier Paolo Pasolini. (Da Catalogo Festival)

Pablo Larraìn in Neruda crea un capolavoro mettendo in relazione lo scrittore con i personaggi delle sue storie. Ludovico Di Martino, regista di Pipinara in concorso al Ca’Foscari Short film festival è affascinato dall’idea di raccontare una storia d’amicizia sullo sfondo dell’omicidio di Pier Paolo Pasolini compiuto, in una certa maniera, dai suoi stessi “personaggi”, da quei “Ragazzi di vita” protagonisti amati nei suoi libri e film.
Laureatosi alla facoltà di cinema al Centro Sperimentale di Fotografia con questo cortometraggio, gira all’Idroscalo che – anche nella nostra intervista – definisce: “Africa a 40 km da Roma” in un’atmosfera che sembra non essere mutata negli ultimi cinquant’anni. “Volevo un punto di vista esterno” aggiunge l’autore per spiegare come ha deciso di raccontare un’amicizia che è costretta a fare i conti con una precarietà esistenziale, con un’idea di futuro nebulosa ma diversa per due amici di borgata. E nell’inevitabile frattura la “pipinara”, “la “caciara” intorno a un piatto di pasta o durante una partita di calcio improvvisata terminerà in maniera drammatica.
Il regista ha saputo lavorare con molta cura sui volti degli attori così fortemente espressivi mettendoli – in ogni inquadratura – in fortissima relazione con l’ambiente esterno: a volte le baracche, altre un angolo abbandonato di spiaggia, altre ancora – sul finale – il mare (e una staccionata di legno bianca) che, invece di simboleggiare uno sbocco verso un nuovo futuro pieno di opportunità, appare come un muro che imprigiona esistenze, ormai irrimediabilmente segnate da scelte sbagliate. Immagine dominata da colori caldi su un cielo perennemente grigio.

Nella nostra intervista ci racconta l’avvicinamento al soggetto e quando la location abbia influenzato anche alcune scelte stilistiche.

Qui il trailer del corto: https://www.youtube.com/watch?v=_1W6YB8DUTg

giovanna barreca