Bulli e pupe: lo spazio dell’immaginazione

Steve della Casa e Chiara Ronchini presentano al Torino film festival il doc di montaggio Bulli e pupe, riuscendo - attraverso l'uso del materiali video e audio dell'epoca -a raccontare lo spirito degli anni '50, il bisogno del legittimo divertimento, anche attraverso il cinema.
Intervista a Steve Della Casa e Chiara Ronchini a cura di Giovanna Barreca

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“Domani saremo felici” viene affermano in Bulli e Pupe di Steve Della Casa e Chiara Ronchini, in Festa Mobile al Torino film festival, perchè gli anni ’50 furono un decennio intriso – da Nord a Sud – di un ottimismo che era relativo a tutto, dalle invenzioni scientifiche alla conquista dello spazio. E questo era vero sia per chi decideva di migrare verso un’altra terra, sia per chi voleva ricostruire le case e le fondamenta – non solo materiali – del Paese Italia che usciva dai terribili anni del fascismo e della Seconda Guerra mondiale.

Attraverso la nostra intervista potreste scoprire il perchè, in apertura del documentario, sono state inserite le immagini di Montecassino bombardata e poi come Della Casa/Ronchini abbiano scritto un lavoro raffinato attraverso le immagini dell’Archivio Luce, dell’Archivio del Movimento Operaio, dei super8 dell’archivio Superottimisti di Torino e del Repertorio cinematografico Titanus.
“La vera novità è l’organizzazione del tempo libero” afferma Steve Della Casa che prosegue spiegando come il cinema d’autore e anche quello più commerciale fossero in grado di assorbire lo spirito del tempo e tutti i cambiamenti in atto. “Spesso il cinema anticipava le mutazioni” ed è per questo che nel doc ci sono scene di opere cinematografiche apparentemete molto distanti tra loro.

I due registi hanno raccontato (scritto e diretto) gli anni ’50 con Bulli e pupe, gli Anni ’60 in Nessuno mi può giudicare e ora sognano il terzo capitolo: gli anni ’70.

giovanna barreca