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07/04/11 - Il regista di Moon torna con un avvincente thriller fantascientifico sostenuto dalla brillante performance di Jake Gyllenhaal.

Ascolta l’intervista di RADIOCINEMA ai protagonisti del film:

  • l’attore Jake Gyllenhaal e il regista Duncan Jones
  • A un anno di distanza dal suo esordio col sorprendente Moon, che ne ha sancito la consacrazione come uno dei più promettenti autori della nuova generazione, Duncan Jones si misura nuovamente con la fantascienza in un approccio al genere sofisticato e maturo. La storia vede protagonista Jake Gyllenhaal nei panni di un ex capitano dell’esercito impiegato – suo malgrado – dal governo in una missione finalizzata a sventare una serie di attentati terroristici, per la quale è costretto all’innesto della propria identità in quella di un passeggero di un treno destinato all’esplosione, rivivendone gli ultimi otto minuti di vita fino all’individuazione del responsabile della catastofe. Forte, ancora una volta, di una potente performance attoriale in grado di destreggiarsi con disinvoltura tra i due poli, intimista e dinamico, della vicenda, Jones ripropone gli elementi topici del suo cinema già emersi nel suo primo lavoro (l’alienazione dell’io, l’impiego strutturale della dimensione spazio-temporale nella sfida ad una condizione ineluttabile) preservando il proprio tocco acuto e personale pur in un’ottica hollywoodiana finalizzata all’intrattenimento e alla spettacolarità.

    Dall’intrigante atmosfera hitchcockiana delle prime sequenze al gusto ludico di un’iterazione tra il videogame e il Groundhog day di Harold Ramis; dal thriller adrenalinico al melò passando per il dramma privato, da Star Trek e Quantum Leap , a Philip Dick e Ballard. Il regista britannico, coadiuvato da uno script ad orologeria, assembla suggestioni e riferimenti rivelando un’impeccabile padronanza di linguaggi e meccanismi nella quale tensione, suspence e colpi di scena si alternano squisitamente con andatura sostenuta e avvincente per culminare in un finale intelligentemente beffardo. E se la componente emotiva impedisce alla lucidità dello sguardo di farsi asettico, allo stesso modo è nel coté colto ma scevro da intellettualismi che Source Code si offre allo spettatore per quel che è: un blockbuster sì, ma di gran classe.

    CATERINA GANGEMI

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