Machete

13/04/11 - Robert Rodriguez affila i coltelli e torna a glorificare i film di serie B, ma stavolta il sangue scorre con passione rivoluzionaria e salsa tex-mex.

Era una leggenda che circolava come un fantasma di celluloide: prima tra i fan del regista cult Robert Rodriguez, poi nel finto trailer realizzato dallo stesso come omaggio ai B-movies e inserito nel film “double-feature” Grindhouse – Planet Terror. Infine era approdato a Venezia come grande evento dell’ultima edizione della Mostra del Cinema. Ora finalmente il mito è qui, ed è pronto a fare una strage di spettatori. Machete, titolo del film e del suo protagonista dal volto ruvido e inimitabile di Danny Trejo, non è solo puro divertimento in salsa cinefila e tex-mex, ma una leggenda che è diventata tale ancor prima di nascere, nutrita di tante altre leggende cinematografiche di cui il regista “fratello di sangue” di Tarantino è abile maneggiatore.

Machete è un ex-agente federale messicano dalla fisionomia inconfondibile, la corporatura indistruttibile e con alle spalle un’immancabile tragedia passata che deve ancora vendicare. Ne troverà l’occasione nel Texas bruciato dal sole e dall’odio razziale, quando rimarrà casualmente coinvolto in quel traffico di armi, droga e clandestini che prolifera al confine meridionale degli USA. Ad alimentarlo, la connivenza tra personaggi loschi e spietati come il corrotto e xenofobo Senatore McLaughlin (Robert De Niro), il cinico uomo d’affari Booth (Jeff Fahey), il capo dei sanguinari vigilantes Von (Don Johnson) e soprattutto lo spacciatore e esperto di Aikido Torrez (uno spassoso Steven Segal forse per la prima volta nei panni del super-cattivo di turno), responsabile anche di aver trucidato anni prima la famiglia del nostro eroe. Che dalla sua troverà un manipolo altrettanto improbabile e gustoso di guerriglieri: la revolucionaria venditrice di tacos Luz (Michelle Rodriguez), l’ingenua e poliziotta Sartana (Jessica Alba), la figlia lasciva di Booth (un’inattesa Lindsay Lohan impegnata a fare un po’ anche la parodia di sé stessa) e un fratello prete che non disdegna di redimere peccatori anche con le pallottole.

Il terreno su cui si muove Rodriguez è più o meno lo stesso di Planet Terror, vale a dire l’omaggio e la rivisitazione di generi di serie Z, mixato a un grande cast eterogeneo e con una forte componente di grottesca auto-ironia. Stavolta, però, non solo il carnet di nomi è incredibilmente più assortito (quando mai avremmo pensato di vedere De Niro e Segal altrettanto perfetti e credibili nella stessa pellicola?) ma anche il soggetto dominante si presenta meno ludico e pretestuoso. Per quanto non manchino lo splatter e il trash, in Machete non si troveranno perciò zombie come in Planet Terror o vampiri vaganti Dal tramonto all’alba. I mostri sono gli stessi esseri umani di quel pezzo di deserto che separa l’America ricca ed egoista dei bianchi da quella verace e pasionaria dei messicani, in lotta per venir riconosciuto il loro diritto a esistere anche al di fuori dei confini nazionali.

Non che Machete si possa considerare un’opera a sfondo sociale: anche se il tema è attuale e scottante, risulta quasi impossibile prendere così sul serio un film di Rodriguez, in cui tra l’altro compare una versione di Che Guevara in tacchi a spillo denominata “She”. Resta il fatto che nel dichiarato tentativo di costruire finalmente un grande eroe latino, a cui il regista dice di pensare sin dal film Desperado del lontano ’95, il personaggio interpretato da Trejo ha finito col trascinare con sé qualcosa di più dei meri coltellacci e delle semplici espressioni ferine da B-movie, riuscendo a catturare anche l’aurea del mito presente in film come Giù la testa di Sergio Leone. Quello che più affascina delle pellicole di Rodriguez, d’altra parte, è proprio la capacità di tenere insieme gli ossimori. Si può parlare di immigrazione in un film dove il protagonista si getta da una finestra appeso alle budella di un tizio che ha sventrato qualche secondo prima? Si possono creare personaggi femminili grintosi, esemplari ed emancipati, ma allo stesso tempo perfettamente rispondenti ai più gretti stereotipi erotici maschili? A questi e tanti altri paradossi Robert Rodriguez continua per il nostro piacere visivo perverso a dire di sì, e rigorosamente senza dimenticarsi di concludere il tutto a colpi di katana vs. machete. Puro e meraviglioso delirio cinematografico.

LAURA CROCE

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