Polisse

24/01/12 - Delude il film di Maiwenn, premio della giuria a Cannes e con Scamarcio in un piccolo ruolo. Per l'uscita in sala, abbiamo incontrato la regista.

Dalla nostra inviata Giovanna Barreca

Ascolta l’intervista di RADIOCINEMA a cura di Laura Croce a:
la regista Maiwenn Le Besco

Durante il Festival di Cannes si è parlato molto in Italia di Polisse, pellicola ambientata a Parigi con un Riccardo Scamarcio che – una volta visto il film sulla Croisette – si è rivelato un personaggio secondario all’interno della narrazione. L’attore italiano è un direttore d’orchestra, padre di due gemelline di sei anni e marito di Mélissa – la stessa regista Maiwenn Le Besco – chiamata dal Ministero dell’interno a fotografare le operazioni della squadra anti-pedofili della polizia. Lo si vede mentre cena con la famiglia e la moglie dimostra insofferenza tanto da andarsene e lasciare gli ospiti. Dopo circa 30 minuti Scamarcio riappare quando rientra in casa e trova la sua donna che, finalmente ambientatasi nel gruppo, ha deciso di invitare tutti per condividere una pizza prima di iniziare una relazione con un membro della squadra. E, ancora, in un’ultima scena di rottura definitiva con la bella compagna. Il suo è un personaggio secondario perché tutto il film ruota intorno alle vicende lavorative e personali del gruppo di poliziotti, spesso aguzzini e spesso assistenti sociali che vivono come ‘entità unica’ i drammi delle miserie umane che ogni giorno fanno capolino nei loro uffici – o che devono affrontare sulle strade (inadeguate le scene di inseguimento in auto) – e con la stessa intensità sono l’uno con l’altro coinvolti in storie d’amore sospese.

Il concept non ha creatività come i dialoghi – che spesso proprio perché assurdi inducono a più momenti di ilarità – e la costruzione dei personaggi così stereotipata: dal poliziotto di colore che vive in maniera troppo personale le vicende di un bambino abbandonato da una madre indigente, alla donna che paventa voglia di maternità ma poi non sa relazionarsi con il suo corpo e le responsabilità lavorative. Polisse prende proprio il peggio da tutta la tv di genere perché non si tratta di una squadra, come le tante del piccolo schermo dove almeno veniamo chiamati a ‘indagare’ con i protagonisti. E lo schema classico non è giustificato neppure dalla necessità – tipica delle serie – di realizzare tante pose in un solo giorno. La regia poi è davvero scontata. Non presenta nessuna intuizione di rilievo; non ha energia e anzi ha delle cadute insopportabili anche perché non coadiuvata da una fotografia sin troppo piatta.

Ascolta anche la conferenza stampa di Polisse tenuta durante la presentazione del film al Festival di Cannes.

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