Sguardi sonori

18/05/11 - L'uso delle sette note nei film visti sulla Croisette: da Malick ai Dardenne passando per Radford, Labaki, Moretti, e Sorrentino.

Rubrica a cura di Emanuele Rauco

sguardi-sonori-interno.jpgMentre i nostri inviati a Cannes vi raccontano il festival, i suoi film e i suoi protagonisti, chi vi scrive resta a Roma. Ma grazie alla rete e alle proiezioni per la stampa, è anche lui un po’ sulla Croisette e ne approfitta per fare una breve panoramica sulla musica e le canzoni all’interno dei film in gara, su quali sono le tendenze e come viene usata.

Con ancora lo splendore visivo, filmico e filosofico di The Tree of Life di Malick negli occhi, riecheggiano nelle nostre orecchie le note di Brahms e Berlioz che il regista utilizza – assieme allo score evocativo di Alexandre Desplat e di cui presto parleremo per sottolineare alcuni particolari momenti dell’evoluzione di un ragazzo e del suo rapporto con la vita e l’universo (con Dio?): sia il Requiem sia il Lacrimosa sottolineano i passaggi più emotivamente intensi, ma anche – ricordando Kubrick – il lungo inserto visionario e immaginifico che lega il microscopio all’universo.

Di film più strettamente musicali, vale la pena segnalare il documentario di Michael Radford su Michel Petrucciani, favoloso pianista malato di osteogenesi imperfetta, morto nel 1999, e soprattutto Et maintenant on va ou?, commedia di Nadine Labaki (Caramel) condita di canzoni che riflette, seppure in tono lieve, sugli annosi conflitti mediorientali. E’ interessante poi l’uso parco, ma assolutamente pregnante, che i fratelli Dardenne fanno della musica, forse per la prima volta nella loro carriera, come ha già sottolineato Giovanna Barreca nel suo articolo.

Chiudiamo, sperando risulti anche come augurio per il palmares, con i due film italiani in concorso: il bellissimo Habemus papam di Moretti, che come sempre riesce a rendere di culto un brano per il modo in cui lo usa (in questo caso Todo cambia di Mercedes Sosa) e This Must Be the Place di Sorrentino, che ha al centro uno Sean Penn nel ruolo di una rockstar. Ulteriore indizio del legame indissolubile tra pentagramma e la settima arte.