Zack & Miri

20/05/11 - Con tre anni di ritardo, esce la spassosa commedia di Kevin Smith in cui Seth Rogen ed Elizabeth Banks girano un porno e trovano l'amore.

Passato dal culto di Clerks e Dogma all’oblio di Jersey Girl, Kevin Smith è un regista che ha vissuto di rendita non riuscendo a trovare spesso la giusta ispirazione, navigando tra mondo nerd e ambizioni hollywoodiane. Ma il suo cinema è qualcosa di diverso da un gioco goliardico e lo dimostra l’ultimo film (in realtà è precedente a Poliziotti fuori), uno dei suoi migliori, uscito in Italia con tre anni di ritardo e recuperato da M2 Pictures. La pellicola racconta di Zack e Miri amici da tempo immemore che, trovatisi in gravi disgrazie economiche, decidono di girare un film porno, ovvero fare sesso insieme: ma siamo sicuri che questo non cambierà nulla tra loro? Scritta e montata dallo stesso regista, una commedia sentimentale farsesca che usa l’estetica del cinema per adulti e i paradossi di una volgarità estrema applicata al romanticismo. Il film riflette sull’eterno conflitto tra amicizia e amore, su come i rapporti tra uomo e donna nascondano sempre un fondo di attrazione sessuale e lo fa giocando sui meccanismi e l’ironia del porno, sulle sue parodie (i cui esilaranti titoli sarebbe meglio non ripetere in pubblico), sulla sua estetica sciatta e sincera; va detto che Smith sembra rimasto al porno anni ’80, ma riesce a raccontare un ritratto sentimentale sentito e delicato attraverso un uso sfrontato e spietato della volgarità tanto verbale quanto visiva, messa in scena con un candore che non può che suscitare il riso.

Quella di Smith non è l’ipocrisia di chi mescola programmaticamente pernacchia e lacrimuccia (American Pie e i suoi emuli), ma la costruzione di un immaginario filmico che fonde Wilder e Rohmer a John Waters e i Farrelly: la sceneggiatura è abile nel ribaltare sempre i presupposti, le gag e le battute spesso vanno a segno e se la regia non evita una certa ripetitività o l’andamento più canonico e moscio della seconda parte, Smith sa creare un contesto per cui nulla sembra posticcio o forzato. Tanto meno l’uso di due attori come il simpatico e spontaneo Seth Rogen e la luminosa Elizabeth Banks all’apparenza male assortiti e invece ben equilibrati. Occhio alla scena dopo i titoli di coda.

EMANUELE RAUCO

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