La sorgente dell’amore

09/03/12 - Dopo il concorso al Festival di Cannes, esce in sala il nuovo film di Radu Mihaileanu, che abbiamo intervistato per l'occasione.

Dalla nostra inviata Giovanna Barreca

Ascolta l’intervista di RADIOCINEMA a cura di Emanuele Rauco:

  • il regista Radu Mihaileanu
  • In Lisistrata di Aristofane una donna si ribella per mettere fine alla guerra. Nel 2001 accadde in un piccolo paese turco qualcosa di simile a quello che vediamo ne La sorgente dell’amore: lo sciopero del sesso per ottenere acqua corrente in paese e evitare dunque di continuare ad avventurarsi lungo strade impervie fino alla sorgente; compito che per tradizione spettava alle donne, costrette a eseguirlo persino quando erano incinte. Presentato in concorso al Festival di Cannes del 2011 e in uscita in sala il 9 marzo, La sorgente dell’amore inizia proprio con un controcanto: una donna che cade e perde il suo bambino mentre in paese risuonano le voci dei canti per una nuova nascita. Al suo quinto film dopo pellicole molto apprezzate come Train de vie, Vai e vivrai e Il concerto, Radu Mihaileanu ha passato un lungo periodo in diversi villaggi del Nord Africa “per poter entrare, penetrare nell’intimità di questa cultura e comprenderne appieno tutte le sfumature e i punti di vista”, come raccontò a Cannes durante la conferenza stampa affiancato dalle sue meravigliose attrici, nei cui volti si poteva leggere la voglia di cambiamento delle ultime proteste e rivoluzioni nel continente africano.

    “Il soggetto mi sembrava ricco di interrogativi contemporanei e inserirlo in un paese che potrebbe essere del Nord Africa come del Medio Oriente mi ha permesso di parlare del Corano, oggetto di tanti cliché e fantasmi”, ricordava ancora il regista. Leila Bekhti interpreta una donna musulmana che combatte e che riunisce nel suo animo due culture: quella del deserto, perché viene dal Sud, e quella della montagna perché per amore si trasferisce nel villaggio del marito e vive a stretto contatto con i suoceri che non hanno accettato la volontà del figlio di non attenersi alle tradizioni e prendersi una ‘donna straniera’. Sa leggere a differenza delle sue coetanee e ha un marito che incoraggia le sue passioni e nel film vediamo che le regala persino un libro come Le mille e una notte ricco di sensualità perché vuole accanto una donna libera. Sarà proprio questa ragazza che deciderà di mettere fine ai soprusi e con fatica porterà con sé nella lotta le altre donne del paese. Il suo esempio aiuterà anche una giovane (Hafsia Herzi) a trovare il coraggio per sottrarsi a un matrimonio senza amore e a scappare.

    La narrazione spesso risulta appesantita da rimandi inutili e da aspetti secondari che potevano facilmente essere eliminati, ma come capita spesso nei film del regista rumeno, naturalizzato francese, è la tematica affrontata che ha la meglio sulla realizzazione filmica. Riesce sempre a trovare e a raccontare, utilizzando interpretazioni magistrali – nel cast anche Hiam Abbass (Il giardino dei limoni), Sabrina Ouazani (Paris) – storie del passato fondamentali per analizzare e studiare il nostro presente. Capire che solo attraverso l’educazione e la cultura si potranno portare avanti vere e proprie rivoluzioni.

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