Nauta

30/05/11 - Un film indipendente italiano insolito e coraggioso, che parte da tematiche New Age per approdare, forse, alla scoperta della "perfetta armonia".

Ascolta le interviste di RADIOCINEMA ai protagonisti del film:

  • il regista Guido Pappadà
  • l’attore David Coco
  • l’attrice Elena Di Cioccio
  • l’attore Luca Ward
  • l’attore Massimo Andrei
  • La New Age è un po’ come gli UFO, piacerebbe a tutti crederci veramente. Nessuno può infatti dirsi contrario a teorie che inneggiano all’armonia cosmica né all’esistenza di creature fluorescenti con le antennine. All’inizio degli anni ’90, in molti si sono appassionati a questa corrente di pensiero, spinti dall’incombenza del nuovo millennio e dal bestseller letterario “La profezia di Celestino” di James Redfield, ma ultimamente l’argomento sembrava essere passato in secondo piano, confinato nei dibattiti degli iscritti alle associazioni di new ager sparse sulla penisola. Ci pensa ora il regista Guido Pappadà con il suo primo film, Nauta, a riportare in auge questa filosofia, mescolandola sapientemente a panteismo e religioni orientali. Vero e proprio oggetto natante non identificato nel panorama cinematografico nostrano, Nauta è il resoconto di un viaggio per mare intrapreso dall’antropologo Bruno (David Coco), alla disperata ricerca di un misterioso fenomeno naturale che genera l’armonia tra uomo e natura. A fare da nocchiero troviamo poi il burbero capitano Davide (interpretato dall’attore e doppiatore Luca Ward), mentre il resto della ciurma è composto dal marinaio Max (Massimo Andrei), l’aitante sommozzatore Lorenzo (Paolo Mazzarelli) e dalla biologa raccomandata Laura (Elena Di Cioccio).

    Girato quasi interamente su un veliero in navigazione e con una Red One Camera, il film di Pappadà ha una struttura narrativa debole (pochi gli eventi chiave, così come i conflitti a bordo), ma vanta una solida direzione attoriale e immagini ammalianti che non fanno rimpiangere nemmeno per un istante la buona vecchia pellicola. Nonostante Nauta sia di fatto la sua opera prima, Pappadà non è esattamente un novizio, proviene infatti da una lunga esperienza nel campo della post-produzione e degli effetti visivi, che lo ha condotto a lavorare al fianco di Tornatore (Malena e La leggenda del pianista dull’oceano), dei fratelli Taviani (Resurrezione, Luisa Sanfelice) e di Paolo Sorrentino (L’amico di famiglia). Ma nonostante il curriculum da esperto di effetti speciali, Pappadà utilizza qui la Computer Grafica con parsimonia e classe, limitandosi ad accentuare la malia di alcuni fenomeni naturali come il volo notturno delle lucciole e l’eruzione di un vulcano o a sottolineare i flashback allucinatori del nostro Bruno, afflitto da una storia d’amore tormentata. Un certo abuso di musiche etniche applicate a immagini marinaresche riecheggia i reportage naturalistici del programma televisivo Linea Blu, ma di televisivo qui non c’è molto altro, Nauta costituisce infatti un ottimo esempio di come il cinema indipendente nostrano sia vivo e scalciante, oltre che capace di aprirsi a tematiche solitamente poco frequentate.

    DARIA POMPONIO

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