Au revoir Maurice Garrel

07/06/11 - Si spegne a 88 anni il capostipite della famiglia, padre di Philippe e nonno di Louis, un grande caratterista del cinema francese.

Anche la Francia ha la sua “famiglia Barrymore”. I Garrel, figli, padri e nonni (e pure “nipotina”, la ventenne Esther, attrice meno nota) sulla scena del cinema, teatro e tv francese da almeno sessant’anni. Due giorni fa se n’è andato il patriarca, Maurice Garrel, all’età di 88 anni: una carriera caratterizzata da un lungo impegno nel mondo del teatro, anche presso la Comédie Française, e, dagli anni Sessanta in poi, da un rapporto prolifico e continuato col cinema, sia pure quasi sempre in veste di caratterista. Nel trascorrere degli anni, con ogni probabilità la sua fama è stata un po’ oscurata da quella del figlio, Philippe, prima attore e poi regista di lungo corso (tra le sue opere più recenti e più note, Les amants réguliers, 2004, Leone d’Argento al Festival di Venezia), e in seguito dalla carriera del nipote, Louis, attore piuttosto affermato nel panorama cinematografico transalpino e non solo (molti lo ricorderanno in The Dreamers di Bernardo Bertolucci, 2003, e in Ma mère di Christophe Honoré, 2004). Tratto tipico del nucleo familiare, un evidente, forte legame artistico tra i vari discendenti; Maurice apparve più volte in film diretti dal figlio Philippe, il quale in varie occasioni ha riservato anche al figlio Louis ruoli da protagonista nelle sue opere.

Maurice Garrel appartiene a una generazione di attori francesi che hanno fatto del lungo mestiere teatrale un patrimonio da riversare in preziose caratterizzazioni cinematografiche. Fu nominato per due volte al César per miglior attore non protagonista, in età già piuttosto avanzata, per i ruoli sostenuti in La timida (1990) di Christian Vincent e in I re e la regina (2005) di Arnaud Desplechin. Ma la sua carriera cinematografica, pur iniziata non in giovanissima età, annovera più di 100 film e affonda le proprie radici nel terreno più fertile della storia del cinema francese. Ha ottenuto infatti ruoli di maggiore o minore rilievo in opere di quasi tutti i più grandi autori d’Oltralpe. Dalle prime opere “lontane” di Alain Cavalier ai film del dimenticato Serge Bourguignon, da René Clément a Michel Deville, da Jacques Deray a Edouard Molinaro. Garrel ha collezionato anche ruoli nelle opere degli autori più rappresentativi della “Nouvelle Vague”. Incontrò per due volte François Truffaut per La calda amante (1963) e La sposa in nero (1967), Jacques Rivette per Merry-Go-Round (1977), e pure quel “cane pazzo”, che si ama o si odia, di Claude Lelouch per Edith et Marcel (1982). Ma probabilmente il ruolo per cui Garrel sarà maggiormente ricordato è da trovarsi in Lachaume, il maestro di violino dei due protagonisti, Daniel Auteuil e André Dussollier, nel meraviglioso Un cuore in inverno (1992) di Claude Sautet. Ruolo di nuovo marginale, ma che assomma l’essenziale e non pretestuosa funzionalità narrativa del personaggio secondario ben cesellato, alla classe di un’elegante interpretazione. Maurice Garrel ci lascia, dunque, ma con il ricordo di un volto indimenticabile, e con la rispettabile eredità di cotanto figlio e cotanto nipote. Per loro, è lontano anni luce qualsiasi malevolo sospetto di nepotismo. Semplicemente, il talento li riguarda, più o meno tutti.

MASSIMILIANO SCHIAVONI