Taiwan protesta con Venezia

Indignazione del governo dell'ex isola di Formosa nei confronti della Mostra che ha classificato il film in concorso Seediq Bale come co-prodotto con la Cina.

Proteste ufficiali da parte del governo taiwanese nei confronti dell’organizzazione della Mostra del Cinema di Venezia che ha classificato il film in concorso Seediq Bale come una co-produzione tra Taiwan e la Cina, mentre invece si tratta di un film finanziato e prodotto per intero nell’ex isola di Formosa. Lo riporta il “Guardian”, ricordando tra l’altro come proteste simili nacquero all’epoca di Lussuria di Ang Lee nel 2007 (film che tra l’altro vinse poi il Leone d’Oro). Ma in questo caso forse l’indignazione da parte del governo di Taiwan è ancora maggiore. Seediq Bale, per la regia di Wei Te-Sheng, infatti non solo è il film più costoso nella storia del cinema taiwanese, ma è anche un film che racconta uno storico episodio di rivolta nei confronti dei giapponesi invasori. Da qualche anno il cinema di propaganda della Cina continentale intende raccontare la storica reazione del suo popolo nei confronti dei giapponesi, con Seediq Bale Taiwan vuole fare lo stesso, però dal suo punto di vista. I Seediq infatti sono una tribù aborigena, nativa dell’isola, che nel 1930 si ribellò agli invasori (il Giappone aveva preso possesso di quel territorio sin dal 1895). E il film di Wei Te-Sheng intende raccontare proprio questi fatti. Il “Guardian” si domanda se per caso si sia deciso di segnalare la co-produzione cinese in considerazione del fatto che produttore esecutivo del film è John Woo. Ma è chiaramente una battuta, visto che Woo, essendo di origine hongkonghese, è un cinese ancora un po’ particolare. In tutta questa querelle si riflette la storia dei due paesi, Taiwan e la Cina continentale, con quest’ultima che, acquisendo via via sempre più potere, esprime con rinnovata aggressività il desiderio di annettere l’ex isola di Formosa al suo territorio. Che in tutto ciò, in una politica internazionale così agitata, per la seconda volta il festival diretto da Marco Müller, noto sinologo a livello internazionale, si sia ritrovato coinvolto nel mezzo delle polemiche, lascia un po’ stupiti.