Crazy Horse

01/09/11 - Alle Giornate degli Autori arriva il film sul mitico club parigino girato dal regista americano Frederick Wiseman con eleganza e stile.

Dalla nostra inviata GIOVANNA BARRECA

“Desir” è il nome del nuovo spettacolo del Crazy Horse, l’ultimo e mitico club-cabaret del mondo dove le ragazze si esibiscono nude in una serie di balletti con musiche ed effetti di Op art che rendono luminose alcune parti del loro corpo, giocano con le ombre e doppiano, attraverso specchi, le curve sinuose delle fanciulle per rendere tutto ancora più sensuale. Uno spettacolo che, come afferma la produttrice: “Eccita gli uomini ma piace anche alle donne perché crea desiderio”.

Frederick Wiseman – che il direttore delle Giornate degli autori Giorgio Gosetti non nasconde di avere corteggiato a lungo – torna alla Mostra del Cinema di Venezia con Crazy Horse a due anni di distanza da La dance, le ballet de l’opera de Paris e, come già in quel film (altro lavoro ‘su commissione’ dove tra i produttori compaiono le stesse istituzioni prese in esame), anche qui affronta nello specifico tutti i temi e i problemi che il coreografo, il regista, i costumisti, le ballerine devono affrontare per realizzare il nuovo show che tutte le sere verrà messo in scena a Parigi. Lo spettacolo definito un’istituzione per la capitale francese (“un must per chi vive la vita notturna, al pari – per la vita diurna – della Tour Eiffel o del Louvre”) nasce dalla quotidianità che il regista americano mostra così come gli appare davanti agli occhi, mettendo in scena i pensieri e le considerazioni che attraverso il suo riprendere diventano anche domande spesso scomode e considerazioni per lo spettatore.

Ci sembra che, come in La dance, le ballet de l’opera de Paris, Wiseman segua attraverso il documentario un determinato percorso e cerchi di scavare nel rapporto tra arte e corpo, utilizzando l’occhio della macchina da presa per creare un confronto, per far convivere il desiderio, la sensualità, la provocazione, i dialoghi tra la troupe e le musiche dei balletti che invadono la scena e la sala cinematografica. Tutto si svolge negli spazi chiusi e circoscritti seguendo la preparazione di “Desir” e, nel lungo lavoro di montaggio che ne è seguito, Wiseman è riuscito a essere essenziale nella scelta del materiale, con pochissimi personaggi e un’attenzione intermanete rivolta ai dialoghi tra lo staff e tra i corpi delle ballerine che si sfiorano, che comunicano tra loro per portare in scena qualcosa che vada “al di là del bello”. Al Crazy Horse infatti – come dice uno dei personaggi – non si tratta di mettere in scena semplicemente la bellezza delle donne, quanto il potere fascinatorio del loro corpo. Va da sé che in alcuni il film abbia provocato reazioni negative e all’uscita dalla proiezione le accuse di “pornografia gratuita” non sono mancate, ma secondo noi il regista è riuscito brillantemente a superare questo rischio – evidente visto lo spettacolo – valorizzando al massimo quest’opera come fosse “teatro filmato” e nulla più.