Radici

04/09/11 - Il regista partenopeo Carlo Luglio porta alle Giornate degli Autori una Napoli autentica, fatta di luoghi inediti e sonorità trascinanti.

Dalla nostra inviata GIOVANNA BARRECA


Ascolta le interviste di RADIOCINEMA ai protagonisti del film:

  • il regista Carlo Luglio
  • l’interprete e musicista Enzo Gragnaniello
  • La ricchezza della selezione veneziana delle Giornate degli autori risiede nel saper attraversare storie intense ambientate in differenti luoghi dei due emisferi terrestri. Molte sono inoltre le contaminazioni tra i generi, come dimostrano sia i documentari che i film di finzione visti a Venezia 68 e come confermano due film programmati, non a caso, nello stesso giorno: Inni di Vincent Morisset e Radici di Carlo Luglio, entrambi documentari sul valore della musica all’interno del contesto nel quale si è sviluppata. Nell’opera di Carlo Luglio, prodotta dalla società indipendente Fratelli del Bronx, fondata da Gaetano di Vaio, le sonorità degli “spiriti” del musicista partenopeo Enzo Gragnaniello – protagonista dell’intero lavoro accanto ad interpreti eccellenti come Tony Cercola, Ida di Benedetto, Maria Luisa Santarella – si trasformano in suono, riempono lo schermo e investono lo spettatore. I luoghi visitati in questo viaggio alla ricerca dell’origine “lunare, solare e popolare” di Napoli, si tramutano in ritmo e melodia, per meglio ritrarre la poliedricità di questa città unica al mondo, per la quale il termine “miscuglio” è il più appropriato e cogente.

    Al di là delle polemiche che hanno accompagnato l’arrivo della pellicola a Venezia – Enzo Gragnaniello si è scagliato contro l’ex presidente della Regione Campania, Antonio Bassolino, colpevole secondo, secondo il cantautore, di aver rovinato la città e ha accusato John Turturro di aver raccontato una Napoli da “cartolina” nel suo PassioneRadici costituisce l’ingresso in una Napoli che pochi conoscono, sotterranea, fatta di monumenti e quartieri poco noti, ma estremamente vitali. In questo caso il cinema si fa carico dunque della responsabilità di alimentare la memoria collettiva, lasciare un segno nel presente e rivalutare sonorità e testimoniante nascoste in vie e anfratti. Carlo Luglio fa tutto questo utilizzando immagini della città girate nel 2011 e paragonate continuamente a quelle della Napoli degli anni ’70, così come è stata raccontata in film poco visti come I bambini e noi di Luigi Comencini. L’autore napoletano fa dunque un cinema della memoria, per trovare uno sguardo vero e coerente su un luogo amato e spesso violentato dai media e dal cinema. E affinché l’affresco sia completo, si concentra sui luoghi e su tutte le sonorità che li contraddistingono e su tutti quegli elementi, anche effimeri, che arricchiscono una cultura e una saggezza popolare introvabili altrove.